
A un secolo dalla «marcia su Roma» ripercorriamo, sul piano storico, un evento centrale, anche se non inevitabile, della storia italiana e del lungo Novecento.
Con questo avvenimento ebbero inizio il «funesto ventennio fascista» e lo Stato totalitario. Ciò non avvenne per una deterministica necessità storica, ma per responsabilità morali e politiche precise. Innanzitutto, per l’incapacità (ma anche l’opportunismo) della classe politica di allora di gestire la crisi politica e sociale di quegli anni agitati.
In questa analisi cercheremo di individuare le ragioni, troppo spesso meschine e di basso profilo, che hanno portato al governo un movimento, o meglio un partito, che si presentava violento e non pienamente rispettoso della prassi democratica.
La presa del potere da parte di Benito Mussolini nell’ottobre 1922 avvenne per vie «semilegali», in quanto la prospettiva insurrezionale fu «subita» passivamente dallo Stato e immediatamente dopo «legalizzata» con l’incarico dato dal re a Mussolini di formare un nuovo governo.
Così Vittorio Emanuele III tentò di far rientrare nell’ambito della legalità, ormai violata, ciò che agli occhi di molti democratici rappresentava un atto di forza contro le istituzioni dello Stato. Insomma, la «marcia su Roma» fu una sorta di «gioco politico d’azzardo» con posta altissima, che obbligò i rappresentanti dei vertici dello Stato ad accettare, sia per debolezza sia per indecisione, il ricatto fascista, e in ogni caso ad assecondarne la spregiudicata politica dei fatti compiuti.
Mussolini e i gerarchi fascisti, in realtà, con quest’inedito atto di forza intendevano capitalizzare nell’immediato i vantaggi del loro biennale impegno – attraverso l’uso della violenza squadrista, dell’intimidazione e del ricatto – nella difesa dell’ordine pubblico contro socialisti e comunisti, ritenuti i veri responsabili dei recenti disordini, e sostituirsi materialmente al debole governo in carica.
Va sottolineato, però, che questo atto era per Mussolini soltanto una «fase» della sua scalata al potere…
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100 YEARS SINCE THE “MARCH ON ROME”
One hundred years after the “March on Rome,” we look back at a crucial event in Italian history and the long twentieth century, with which the “disastrous twenty-year fascist period” and the totalitarian state began. This did not happen out of a deterministic historic necessity, but due to precise moral and political responsibilities; above all, due to the inability of the political class of the time to manage the political and social crisis of those agitated years. In this analysis, we will try to identify the reasons that brought the movement -or rather a party-, which was violent and not fully respectful of democratic practices, to government. Mussolini’s seizure of power in October 1922 took place through “semi-legal” means, as the insurrectionist perspective was passively “suffered” by the State and immediately afterwards “legalized.”