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ABSTRACT – Le prime comunità cristiane nascono in un mondo nel quale la dimensione religiosa è presente dappertutto, in maggioranza pagano e facilmente sincretista. Magia e superstizioni popolari coesistono con tendenze più mistiche, di natura quasi filosofica. Si tratta d’altra parte di un mondo nel quale la fede giudaica si è molto diffusa, al punto che migliaia di persone ne sono divenute simpatizzanti. Secondo lo storico Erich Gruen, il giudaismo è la religione ellenistica per eccellenza. Siamo abituati – a torto – a contrapporre facilmente giudaismo ed ellenismo. In realtà, il giudaismo è una religione che, per il suo universalismo e per l’importanza che dà alla morale, risulta di particolare interesse nel mondo ellenistico dell’epoca.
Nel I secolo il cristianesimo appare dunque come un piccolissimo arbusto, all’ombra dell’albero che è il giudaismo. Ma questo giudaismo è, al di là dei punti in comune, suddiviso in correnti molto diverse.
Ciò si riflette anche nello sviluppo delle prime comunità cristiane, che crescendo in piccoli gruppi ferventi, si dividono sia su questioni di teologia e di riti, sia a causa di conflitti personali.
A proposito di teologia e riti, i temi principali di divisione sono la questione sul primato della Legge di Mosè o della fede, il divorzio e la posizione dei cristiani di fronte a Roma e all’impero. Pertanto non dobbiamo pensare alle origini del cristianesimo come a un tempo privilegiato in cui non c’erano divisioni o problemi culturali.
Ora, in tale situazione, come si è potuto venire a formare il Nuovo Testamento così come lo conosciamo? Com’è possibile che, malgrado tali divisioni, quei cristiani siano riusciti a poco a poco a costituire quella che nel II secolo sarà chiamata la «grande Chiesa» o la Catholica? Com’è possibile che i discepoli di Giacomo, di Pietro, di Paolo e di Giovanni abbiano potuto riconoscersi reciprocamente? Perché le forze della divisione non sono riuscite a spegnere il comune sentimento di appartenenza a una stessa comunità?
Per una semplice ragione: perché assieme alle forze centrifughe della divisione vi erano, almeno altrettanto forti, le forze centripete della comunione. Un’unità che si è realizzata grazie soprattutto a due fattori: in primo luogo, l’accettazione del primato dei Dodici apostoli di Gesù e, tra loro, quello di Pietro; in secondo luogo, il rifiuto, da parte della maggioranza, degli estremismi teologici.
In conclusione, si può affermare che la diversità fa parte dell’essenza del cristianesimo. Fin dalle origini esso è stato culturalmente, linguisticamente, etnicamente e teologicamente plurale.
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DIVERSITY AND COMMUNION AMONGST THE FIRST CHRISTIANS. The Genesis of the New Testament
The first Christian communities were founded in a profoundly religious world and developed in the Hellenistic environment. As small fervent groups, Christians were divided both on matters of theology and rituals, and because of personal conflicts. However, the aspiration for unity was great and is reflected above all in the definition of the New Testament canon. The recognition of the authority of Peter-Cephas and the exclusion of extremist groups ended up determining the frontiers of this group of «Messianic Jews» who welcomed the pagans: the Christians.