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ABSTRACT – Il bitcoin è considerato la moneta virtuale per antonomasia. Di recente alcuni big di Wall Street hanno annunciato di volersi lanciare nella compravendita di bitcoin, mentre la Fed, la Banca centrale degli Stati Uniti ha messo in guardia dai possibili rischi per il dollaro. Non manca chi sostiene che bisogna regolamentarlo, e alcuni propongono perfino di proibirlo, come per esempio i premi Nobel per l’economia Joseph Stiglitz e Jean Tirole.
Ma che cosa sono i bitcoin? Chi li emette? Come lo fa? Come si comprano? Che cosa significano? Quali benefici danno? Comportano rischi? C’è urgenza di regolamentarli?
Tutto è cominciato 10 anni fa, quando, nell’ottobre del 2008, un misterioso Satoshi Nakamoto annunciò il lancio del programma informatico Bitcoin e della prima criptomoneta battezzata «bitcoin» (è opportuno ricordare che «criptare» significa occultare, cifrare, trascrivere in chiave). Il momento scelto per il lancio era molto significativo. La Lehman Brothers era appena fallita, i mercati finanziari soffrivano la peggiore crisi dal 1929 e le banche centrali si erano messe febbrilmente a stampare banconote: la mancanza di fiducia nel sistema finanziario era fortissima. Nel gennaio 2010 ebbe luogo la prima transazione in rete tra Nakamoto e Henry Finley, un promotore nordamericano.
Il bitcoin non dipende da alcuna istituzione. È sostanzialmente un file su un computer gestito da quel particolare programma elaborato da Nakamoto. Il bitcoin e la sua rete mondiale rimpiazzano il sistema finanziario attraverso una nuova tecnologia nella rete, la cosiddetta blockchain («catena di blocchi»), una sorta libro di contabilità universale delle transazioni in bitcoin. La chiave per prevenire la falsificazione nella catena di blocchi è renderne costose le aggiunte.
I sostenitori del bitcoin utilizzano una quadruplice argomentazione: esso non dipende da alcuna autorità monetaria, perché è organizzato come una rete privata indipendente; è molto sicuro, grazie ai suoi meccanismi di criptazione; sfrutta l’opacità connessa all’assenza totale di tracciabilità delle operazioni; è molto economico, in quanto non gli si applicano le abituali commissioni bancarie.
Ma, per l’appunto, il bitcoin non è regolamentato né controllato da alcuna autorità monetaria. È una potenziale miniera per i grandi speculatori finanziari e tende a creare la struttura propria di un paradiso fiscale virtuale. Inoltre, poiché le transazioni nella moneta virtuale garantiscono un alto grado di anonimato, possono essere utilizzate per attività criminali, compreso il riciclaggio di capitali. Il bitcoin dovrebbe perciò sottostare agli stessi controlli applicati alle transazioni ordinarie nel sistema bancario regolamentato.
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BITCOIN. THE VIRTUAL CURRENCY PAR EXCELLENCE
Bitcoin is considered the virtual currency par excellence. Its creator, Satoshi Nakamoto, argued that bitcoins would avoid transaction costs in the absence of a third party to act as guarantor. But bitcoin is not regulated or controlled by any monetary authority. It is a speculative stronghold which contributes to the creation of the structure of a virtual tax haven. Furthermore, since transactions in virtual currency guarantee a high degree of anonymity, they can be used for criminal activities, including money laundering. Bitcoin should therefore be subject to the same controls applied to ordinary transactions in the regulated banking system.