
Il Settecento, verso la nascita di un nuovo mondo
In Italia, i libri di storia dell’arte fanno generalmente coincidere la fine della grande stagione artistica italiana, inaugurata da Giotto, con il luminismo di Giovan Battista Tiepolo o con la raffinata eleganza neoclassica di Antonio Canova (1757-1822).
Di fatto, nel XVIII secolo l’Italia perde gradualmente quel ruolo di propulsore culturale che l’aveva vista per secoli al centro della vita europea. Così Roma, pur conservando il fascino della «città eterna», di culla della civiltà dell’Occidente, della bellezza perenne dell’«antico», da secoli capitale della cultura, erede della tradizione greco-romana, cede la sua egemonia culturale a Parigi, metropoli internazionale sempre più in grado di catalizzare le forze vive del tempo.
[caption id="attachment_30038" align="aligncenter" width="600"] Antonio Canova, “Tomba di Clemente XIV”[/caption]
In un periodo contrassegnato da una serie di profonde trasformazioni politiche e sociali, se da un lato il Settecento segna il trionfo della monarchia, dall’altro ne vede la caduta con la Rivoluzione francese del 1789. Se poi il secolo XIX continua con l’ascesa di Napoleone, nel 1815 il Congresso di Vienna restaura le monarchie, «stordite» dal mutamento dei tempi, caratterizzato dalla vittoria di una borghesia ricca, intraprendente e culturalmente laica.
Nel XVIII secolo, con l’affermarsi dell’Illuminismo, il clima culturale, spirituale e filosofico sta cambiando radicalmente rispetto a un mondo continuamente caratterizzato da problematiche religiose che avevano portato profonde divisioni tra gli Stati europei. La religione, messa in discussione come fonte di errori e di superstizioni, è ora guardata con sospetto. Anche dal punto di vista teologico si assiste a un cambiamento radicale nella riflessione su Dio. Certo, Dio è sempre considerato origine delle cose, si parla spesso di lui come del «grande architetto» dell’universo, di un «eterno geometra», come scrive Voltaire, ma egli non è più la «causa finale» di ogni realtà, meta verso cui ogni cosa tende come fine. Dio è una «causa efficiente», indifferente di fronte alle sorti del mondo, al dolore degli uomini. La splendida immagine di Andrea Pozzo nella volta della chiesa di Sant’Ignazio a Roma, per cui la Santissima Trinità attrae a sé ogni cosa come un magnete, sovvertendo le leggi della natura, appare definitivamente tramontata. Il mondo naturale non è più rivelazione di un Dio creatore che si prende cura dell’uomo e del creato, ma lo spazio in cui si svolge la storia di un’umanità che ha raggiunto la propria autonomia nei confronti di Dio. Si afferma sempre più una religiosità «laica», secondo
Contenuto riservato agli abbonati
Vuoi continuare a leggere questo contenuto?
Clicca quioppure
Acquista il quaderno cartaceoAbbonati
Per leggere questo contenuto devi essere abbonato a La Civiltà Cattolica. Scegli subito tra i nostri abbonamenti quello che fa al caso tuo.
Scegli l'abbonamento