
La famiglia è un viaggio impegnativo, come lo è tutta la vita, del resto. E sono incalcolabili la forza, la carica di umanità in essa contenute: l’aiuto reciproco, le relazioni che crescono con il crescere delle persone, la generatività, l’accompagnamento educativo, la condivisione delle gioie e delle difficoltà. La famiglia è il luogo in cui si vive la «gioia dell’amore». Ci sono tanti segni che dicono la crisi del matrimonio, ma nonostante tutto «il desiderio di famiglia resta vivo, in specie fra i giovani, e motiva la Chiesa» (AL 1; RS 2)[1].
Il primo compito dei pastori deve essere quello di custodire questa gioia e di valorizzare ciò che è attrattivo nella vita familiare. È una esperienza fragile e complessa — e per questo ricca —, che mette in gioco non le idee, ma le persone. Del resto, «nessuna famiglia è una realtà perfetta e confezionata una volta per sempre, ma richiede un graduale sviluppo della propria capacità di amare» (AL 325).
Il significato del titolo
Amoris laetitia è il titolo dell’Esortazione apostolica post-sinodale di Papa Francesco, firmata il 19 marzo 2016 e pubblicata il successivo 8 aprile. L’espressione dice l’ispirazione positiva e aperta propria dell’ampio e ricco documento. Il titolo, nel suo riferimento alla gioia, è assonante nell’ispirazione alla Evangelii gaudium (EG), la precedente Esortazione apostolica. Che cosa sono per Papa Francesco il gaudium, la laetitia? Il termine «gioia» (nelle sue varie declinazioni: alegría, gozo…) è uno dei più ricorrenti del vocabolario bergogliano. Esso si declina spesso con aggettivi quali «nuova», «creativa», «spirituale», «profonda», «intima», «immensa», «irrefrenabile», «eterna», «piena», «escatologica»[2]. Alla gioia del Vangelo egli ha dedicato in maniera specifica anche alcune meditazioni nei suoi corsi di Esercizi spirituali[3]. Questa è la fondamentale certezza di Papa Francesco: «La gioia del Vangelo riempie il cuore e la vita intera di coloro che si incontrano con Gesù» (EG 1).
Di quale gioia sta parlando qui Papa Francesco? Essa è un frutto dello Spirito Santo, che sgorga dal cuore di Cristo risorto (cfr EG 2)[4]. Solo l’incontro con il Signore può dare questa gioia, non una decisione etica o l’adesione a una idea. Il Pontefice è in piena sintonia con ciò che il suo predecessore aveva detto nell’Enciclica Deus Caritas est: «Non mi stancherò di ripetere quelle parole di Benedetto XVI che ci conducono al centro del Vangelo: “All’inizio dell’essere cristiano non c’è una decisione etica o
Contenuto riservato agli abbonati
Vuoi continuare a leggere questo contenuto?
Clicca quioppure
Acquista il quaderno cartaceoAbbonati
Per leggere questo contenuto devi essere abbonato a La Civiltà Cattolica. Scegli subito tra i nostri abbonamenti quello che fa al caso tuo.
Scegli l'abbonamento