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Una politica «giusgenerativa», capace di dare risposte legislative adeguate alle sfide della globalizzazione e di ridefinire i princìpi fondamentali della cittadinanza, della partecipazione democratica e dell’inclusione dell’altro. La proposta elaborata da Seyla Benhabib viene approfondita in un saggio arricchito da due interventi della filosofa turco-americana: la prefazione e un’intervista conclusiva.
I grandi processi migratori, le recenti dinamiche storiche mettono in crisi le democrazie occidentali e il concetto di cittadinanza legato a una dimensione territoriale. L’eredità dello Stato-nazione, unita al principio di sovranità e territorialità nazionale, ha dato vita a strumenti politici e normativi che hanno consolidato nel tempo l’idea di cittadinanza. Benhabib parte da questa riflessione per spiegare che quel concetto oggi non è più esclusivamente connesso con la territorialità, ma assume un ulteriore significato, che lo pone oltre i confini nazionali «come un diritto umano da rivendicare al di là delle legislazioni di ciascun Paese».
Il numero sempre crescente di rifugiati e richiedenti asilo impone una riconfigurazione del tema che tenga conto di forme di cittadinanza subnazionale e transnazionale e che abbia come stella polare i diritti umani.
La politologa chiama in causa l’Unione Europea, che può svolgere un ruolo importante per proiettare su scala transnazionale la cittadinanza attraverso processi di «iterazione democratica» e una politica giusgenerativa, uniformando i diritti di tutti i suoi residenti, eliminando le differenze fra cittadini degli Stati membri e dei Paesi terzi e promuovendo una «cittadinanza deterritorializzata», una «piena cittadinanza politica».
La questione viene affrontata prevalentemente dai sistemi giurisdizionali dei singoli Paesi, quindi facendo riferimento alla legislazione interna più che a quella internazionale. Su questo punto l’analisi diventa critica, perché, sostiene Benhabib, il tema non può essere relegato in un alveo giuridico e affrontato solo con strumenti normativi, ma necessita di un più ampio campo di discussione che investa aspetti diversi. Il processo di «giusgenesi» – termine mutuato da Robert Cover – favorisce la ri-creazione del significato giuridico, favorendo un’interpretazione della norma che comprenda nuove istanze e aspirazioni di nuove realtà. La rigenerazione delle norme e del loro significato molto spesso non avviene nei tribunali, ma attraverso un percorso di sintesi, innanzitutto culturale, in una «comunità di interpretazione» (Cover).
Il fenomeno migratorio e le rivendicazioni multiculturali mettono alla prova i princìpi cardine delle democrazie occidentali e delle loro Costituzioni, come la laicità. Benhabib ha maturato questa convinzione osservando alcuni casi-studio. Si tratta di episodi avvenuti in diversi Paesi, che vedono al centro le rivendicazioni delle minoranze, il loro diritto alle pari opportunità e a manifestare l’appartenenza religiosa in contesti laici per le leggi occidentali. Nelle decisioni dei tribunali il prevalere del «patriottismo costituzionale» sul pluralismo ha rappresentato un ostacolo alla re-interpretazione delle norme. Sono casi emblematici, dai quali Benhabib trae le sue conclusioni e indica nel modello deliberativo un percorso democratico autentico per dare vita a una politica giusgenerativa capace di garantire uguaglianza, inclusione e forme di cittadinanza transnazionale.
Il libro si conclude con un’interessante intervista dell’autore alla filosofa. Una conversazione in cui Benhabib spiega l’importanza di un orizzonte ideale anche per le organizzazioni economiche internazionali – G20, Fmi, Wto e Ocse –, le cui decisioni hanno ricadute socio-economiche importanti sui singoli Paesi.
NICOLA COTRONE
Seyla Benhabib. Nuovi paradigmi democratici
Milano – Udine, Mimesis, 2019, 180, € 16,00.