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«La Schola infantiae costituisce uno dei primi lavori pedagogico-didattici scritti da Comenio ed è probabilmente il primo testo organico e sistematico dedicato alla prima infanzia nella storia dell’educazione moderna». Così scrive Maria Volpicelli, docente di pedagogia presso l’Università Marconi, che traduce e pubblica il lavoro di Comenio e lo arricchisce di un significativo saggio introduttivo, di una nota bibliografica, di un breve profilo dell’autore, di immagini e documenti che informano il lettore sul contesto storico e culturale in cui opera Comenio.
Il libro, scritto in lingua ceca, tradotto in tedesco e poi in latino, è solo un tratto dell’impegno appassionato che segna la vita di Comenio (Nivnice, 1592 – Amsterdam, 1670), pastore dell’Unione dei fratelli boemi, quindi senior (= vescovo), teologo, insegnante, esule, viaggiatore, più volte colpito nei suoi affetti familiari e nei suoi beni da vicende belliche dolorose. È un testo che attrae, anche per la limpidezza della traduzione, e suscita interesse: rivolto ai genitori, protagonisti della scuola materna, e a quanti operano in ambito familiare, tutto nutrito di esperienze e di sensibilità educativa, ricco di consigli e suggerimenti (sui giochi, sui disegni, sui libri, sull’educazione musicale, sull’educazione linguistica, sull’educazione alla storia, sull’amicizia ecc.).
«Lasciate che i bambini vengano a me». Queste parole di Gesù fanno da introduzione alla lettura dell’opera, insieme con quelle di Cicerone: «La corretta educazione della gioventù è il fondamento dell’intera Repubblica». Il discorso, ricco di citazioni bibliche e di riferimenti a esponenti del mondo classico, pagani e cristiani, è espressione di un profondo amore per i bambini, i quali, come sottolinea Volpicelli, sono «piccole gemme celesti» (p. 24).
Comenio, distante da Agostino e da Lutero, cita Giovenale: Maxima debetur puero reverentia. Afferma con vigore che non è possibile costruire una società, religiosa e civile, senza un miglioramento dell’educazione infantile. Il processo educativo coinvolge l’educando sin dal suo concepimento, lo accompagna per lunghi anni, specificandosi in quattro tappe: 1) infanzia (i primi sei anni); 2) puerizia; 3) adolescenza; 4) gioventù; scuola materna – scuola pubblica – scuola latina classica – accademia. Ai genitori spetta il compito di educare i figli, di orientarli, di ispirare loro l’amore per la scuola e per la vita: amore per la vita terrena, che è preparazione alla vita eterna.
Il bambino ha diritto alla libera espressione del suo mondo interiore. Le regole devono solo aiutare un percorso che è delicato e impegnativo. «L’educazione dell’uomo deve cominciare dalle radici» (p. 17). Rispettare e promuovere la dignità del bambino significa esaltare l’immagine di Dio in lui. L’educazione è crescita umana, sociale, morale, intellettuale. Va promossa un’educazione integrale: alla salute e al vigore, alla vita attiva, alla comprensione delle cose, all’esercizio della ragione e della parola – due cose, queste, «che segnatamente distinguono l’uomo dagli animali» (p. 157) –, al rispetto per il prossimo e al rispetto per gli anziani.
Il libro Scuola dell’infanzia non è solo una lettera preziosa indirizzata ai genitori e agli insegnanti, non è solo una lezione di metodo o di pedagogia del sapere nello spirito della formula Omnes, omnia, omnino, ma è un immergersi nel mondo dell’infanzia, «primavera della vita» (p. 14), comandato da esigenze religiose, che lo rendono anche una lezione di Vangelo e di spiritualità.