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In questo libro p. Carlo Casalone, gesuita, presidente della Fondazione Carlo Maria Martini, cerca di rispondere a una domanda impegnativa: «se sia possibile identificare un’anima unificante del pensare e dell’operare di Martini». Come dice il titolo, egli pensa che la «capacità di coniugare sapienza e profezia» costituisca un tratto caratteristico dell’attività pastorale e del pensiero del cardinale, «che si manifesta in un originale e inconfondibile intreccio di prontezza nel captare i segni dell’agire dello Spirito negli eventi, vigilanza nell’ascoltare la voce di Dio sia nella Sacra Scrittura sia nello svolgersi della storia, coraggio di porsi interrogativi autentici, anche scomodi, e libertà nel decidersi per iniziative che riconciliano relazioni, costruiscono legami e favoriscono la convivenza ecclesiale e sociale» (p. 34).
L’autore comincia richiamando il ruolo svolto dalla Bibbia nella pastorale di Martini. Egli era convinto che la Bibbia potesse essere considerata il libro educativo dell’intera umanità, e che fosse urgente ricorrere di nuovo a essa in un tempo in cui la fede non era considerata rilevante per la vita e Dio non trovava spazio nel mondo. Perciò Martini ha sviluppato un approccio alla Scrittura non tanto analitico e intellettuale, ma orante e rivolto a tutti, attraverso la lectio divina, che è stata al cuore della sua «Scuola della Parola».
Non si può dimenticare che la prima lettera pastorale del nuovo arcivescovo di Milano venne dedicata alla «dimensione contemplativa della vita». Per la preghiera, Martini cerca i punti di partenza comuni e più ampi possibili: parla della «preghiera dell’essere», prima ancora di quella «dell’essere cristiano». I momenti del raccoglimento e della verità in cui si ritrova sé stessi e da cui scaturiscono meraviglia e lode non sono necessariamente legati a un credo religioso, perché nascono dall’intimo dello stesso essere umano, mentre il cristiano prega riconoscendo dentro di sé la voce dello Spirito.
Casalone mette bene in luce come Martini sia un vero educatore alla preghiera: spiega quale ne sia il punto di partenza, come si «entri» in essa varcandone la soglia, con quale ritmo di respiro si preghi, come si debba giungere ad affidarsi nelle mani di Dio con fiducia e amore.
Già queste indicazioni per la preghiera manifestano che Martini si è formato alla scuola degli Esercizi spirituali di sant’Ignazio di Loyola. Ciò appare ancora più chiaramente nella seconda parte del volume, dedicata a «“Lectio divina” e ispirazione ignaziana».
Nel rapporto fra Scrittura ed Esercizi, l’arcivescovo segue una sua linea caratteristica: non cerca tanto di arricchire e supportare con testi biblici le meditazioni previste dagli Esercizi, quanto di leggere la Bibbia secondo la dinamica complessiva degli Esercizi. Egli è infatti convinto che il percorso degli Esercizi corrisponda sinteticamente a quello della stessa rivelazione biblica, e che quindi il loro dinamismo si può ritrovare nei diversi testi della Scrittura.
L’autore presenta con dettaglio e profondità i vari passi e aspetti della lectio divina come viene proposta da Martini. L’ascolto attento del testo, l’esercizio dell’immaginazione e degli affetti per coinvolgersi fino in fondo nel mistero meditato, il colloquio con il Signore, il momento culminante della contemplazione: lode, adorazione, offerta, ringraziamento… Da questa vetta si ridiscende poi verso la concretezza delle situazioni vissute, verso le scelte che esse comportano in vista dell’agire, con il discernimento e la decisione.
Un aspetto fondamentale e caratteristico della pedagogia e della pastorale di Martini è il suo riferimento centrale alla coscienza. Essa è il luogo dell’ascolto, della verità, della conversione, della decisione per il bene comune. Giustamente Casalone evoca il famoso gesto della consegna delle armi all’arcivescovo da parte dei terroristi, toccati appunto nel profondo della loro coscienza. Come pure evoca la «preghiera di intercessione», a cui Martini si dedica soprattutto nell’ultima fase della sua vita, a Gerusalemme, abbracciando insieme le diverse parti in lotta, stando «equivicino» a esse e presentando a Dio le attese di tutta la famiglia umana.
Lo scritto di p. Casalone è incorniciato fra una pregevole prefazione del biblista gesuita Pietro Bovati e la riproduzione di alcune pagine autografe del Diario di p. Martini, evocate nel testo.
Pur nella sua brevità, il volume costituisce un contributo prezioso per comprendere come Martini sia stato al tempo stesso un grande ascoltatore e interprete della parola di Dio e un vero discepolo di sant’Ignazio, maestro spirituale. Non solo, ma ci aiuta a comprendere come alla scuola degli Esercizi egli sia diventato a sua volta un educatore straordinario, capace di vivere il suo eminente servizio della parola di Dio come formatore di coscienze. Attraverso il suo ministero, la Bibbia si è rivelata davvero il più grande libro educativo per il nostro tempo.