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Riconosciuti da Dio di Mattia Vicentini

Riconosciuti da Dio

Quaderno 4115 - pag. 513 - 514

5 Dicembre 2021


Il concetto di persona, che non aveva un significato rilevante nel mondo ellenistico, cominciò ad assumere importanza a partire dal V secolo, in particolare grazie al suo utilizzo nella teologia trinitaria. Con il susseguirsi delle epoche storiche divenne centrale sia per il pensiero filosofico sia per quello teologico. Di conseguenza, si è avuto lo sviluppo di una molteplicità di prospettive e visioni su di esso. Non sorprende allora come ancora oggi non ne venga data una definizione univoca.

Se vi è un elemento che accomuna la maggior parte delle riflessioni teologiche e filosofiche sulla persona è l’attenzione alla dimensione relazionale, tanto che è possibile affermare: «L’uomo non può diventare persona senza il suo rapporto con altri […], e questo significa che l’essere umano non può vivere senza riconoscimento» (p. 37). Da qui è possibile evincere come l’essere-in-relazione, che nella concezione ellenistica veniva considerato semplicemente come uno tra i molti elementi che caratterizzano la figura antropologica, sia oggi uno dei temi centrali nelle riflessioni sull’essere umano. Il concetto di persona chiama così in causa la realtà sociale, le relazioni e il riconoscimento. Quest’ultimo può avvenire solo in un rapporto reciproco e libero. Ecco allora che persona e riconoscimento sono intimamente connessi, al punto che l’uno non può sussistere senza l’altro.

A partire da queste istanze l’autore, docente di Teologia fondamentale all’Università cattolica di Eichstätt-Ingolstadt (Germania), supportato da un apparato bibliografico che spazia tra i classici della modernità e della riflessione contemporanea in ambito sia teologico sia filosofico, delinea il suo tentativo di inserire all’interno del pensiero teologico la riflessione sul riconoscimento.

L’analisi prende le mosse da due presupposti. Il primo è la presa di coscienza che il bisogno di riconoscimento è un costitutivo antropologico fondamentale. Il secondo è l’idea per cui il riconoscimento gioca un ruolo fondamentale all’interno della storia della salvezza. Questo permette al concetto di identificarsi come il luogo centrale sia nella relazione tra uomo e Dio sia in quella comunitaria. La prima relazione, che si può definire come la fede in un Dio che riconosce l’uomo, è alla base di un ethos di reciproco riconoscimento tra le persone. Il riconoscimento da parte di Dio assume così rilevanza per la formazione sia della personalità sia dell’intersoggettività. L’essere riconosciuti da Dio porta a una duplice conseguenza: da una parte, la relazione viene vissuta come un dono; dall’altra, essa chiede alla persona di corrispondere all’immagine di un Dio visto come criterio centrale per la propria vita. Se l’uomo in quanto persona vive di riconoscimento, ha però la libertà di accogliere o rifiutare tale costitutivo antropologico sia nella relazione con Dio sia in quelle interpersonali.

Nell’ultima sezione del volume viene trattata la questione della redenzione. L’autore si chiede infatti se oggi «i concetti di espiazione e sacrificio possano ancora sviluppare il loro potenziale salvifico e liberante» (p. 233) o se ci siano categorie più adatte a chiarire l’aspetto salvifico della morte di Gesù. Viene proposto così il concetto di «riconoscimento come alternativa». Non è soltanto la morte di Gesù a essere essenziale per la redenzione, ma piuttosto l’intero suo annuncio del Regno in parole e opere, culminato con la sua morte. Durante la sua vita, Gesù ha manifestato l’incondizionato riconoscimento dell’essere umano da parte di Dio, e a partire da questo si delinea la tensione verso il Regno.

Il riconoscimento si configura così come il costitutivo antropologico attraverso cui l’essere umano è in grado di formare la propria identità e personalità. Al tempo stesso, questo elemento è centrale per la fede cristiana nel Padre, che riconosce in maniera gratuita gli esseri umani come figli e che conferisce così ai credenti la forza di praticare a loro volta un riconoscimento incondizionato dell’altro da sé. In questo senso il cristianesimo ha un potenziale di formazione della personalità individuale, ma anche una forza sociale che gli permette di gettare una luce critica sulle situazioni sociali.

CHRISTOPH BÖTTIGHEIMER
Riconosciuti da Dio. Il contributo della fede alla formazione della personalità
Brescia, Queriniana, 2021, 304, € 31,00.


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Autore

Christoph Böttigheimer

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