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Mentre viviamo le tragiche conseguenze della pandemia causata dal Covid-19, ci è utile riflettere sull’attuale processo di vaccinazione e, in particolare, sul contributo innovativo dell’insegnamento e dell’azione di papa Francesco al riguardo. Michael Rozier, gesuita e docente di gestione e politica sanitaria, ha riflettuto sull’importanza dell’impegno nel campo sanitario e ha identificato tre ambiti sinergici: la pratica sanitaria tradizionale; la salute pubblica; la salute globale[1]. Qui seguiremo questo approccio tripartito.
La pratica sanitaria tradizionale
Nel corso della storia cristiana, a partire da Gesù, accompagnare i malati e curarli è stato parte integrante della vita di fede personale ed ecclesiale. Singoli credenti, confraternite, congregazioni e innumerevoli religiose e religiosi costellano la storia cristiana e la arricchiscono con la loro generosità al servizio di chi è malato e ha bisogno di aiuto. In ogni continente e in modi diversi il cristianesimo ha permesso e favorito la creazione di ospizi, ospedali e cliniche, cioè di strutture e istituzioni a servizio della pratica sanitaria. In tal modo, nel corso dei secoli, la relazione tra professionisti sanitari (medici, infermieri, tecnici sanitari e amministratori) e cittadini ha caratterizzato e guidato il coinvolgimento cristiano nel promuovere la salute.
La salute pubblica
Se però consideriamo altre aree che riguardano la salute, notiamo come sia più difficile identificare e riconoscere esempi che indichino come ci si è coinvolti per favorire altri aspetti essenziali, e non meno importanti, della sua promozione: la prevenzione, l’igiene e la salute pubblica – a livello locale, regionale e statale –, e la salute globale[2]. Promuovere ciascuno di questi ulteriori aspetti arreca benefici significativi per la salute individuale e collettiva.
Prevenire l’insorgere di malattie è a vantaggio del benessere dei singoli, delle famiglie e dell’intera società: lo si fa, per esempio, con vaccinazioni e verifiche periodiche dello stato di salute (da mammogrammi a verifiche del peso, da controlli della crescita in bambini e adolescenti a verifiche dei tassi glicemici e lipidici e al monitoraggio della pressione arteriosa).
Nella vita sociale, promuovere la salute pubblica migliora la qualità di vita negli ambienti lavorativi, richiedendo il rispetto delle norme che proteggono le condizioni dei lavoratori, come pure nei contesti educativi e nell’intera società. Per esempio, grazie a normative che mirano a proteggere la salute pubblica, chi viaggia può contare sulla presenza di airbags nelle automobili, utilizza cinture di sicurezza e, nel caso dei motociclisti, caschi protettivi: interventi, questi, che consentono di ridurre le conseguenze di traumi nel caso di incidenti. La verifica regolare della qualità e freschezza dei cibi venduti e consumati, la potabilizzazione e ionizzazione dell’acqua, il controllo sulle particelle fini sospese e la qualità dell’aria che respiriamo, gli standard richiesti nel caso delle emissioni degli autoveicoli, il divieto di fumare in luoghi pubblici e le campagne volte a limitare il fumo, la vigilanza sui prodotti chimici utilizzati a livello industriale, agricolo e casalingo sono alcuni esempi che indicano quanto la protezione e la promozione della salute pubblica sia importante e abbia ripercussioni positive sulla pratica sanitaria tradizionale, a beneficio di cittadini, professionisti sanitari e istituzioni (ospedali e cliniche). Ci si può quindi domandare se la tradizione cattolica si sia coinvolta a sufficienza per promuovere la salute pubblica e, nel caso di una risposta incerta o negativa, cosa occorra fare per un coinvolgimento ulteriore.
Riconoscere l’importanza della salute pubblica e impegnarsi per favorirla hanno implicazioni positive per i singoli, per il sistema sanitario e per l’intera società[3]. Riflettere sulla salute implica considerare ingiustizie, ineguaglianze e impegnarsi per una maggiore giustizia sociale con forme di solidarietà concrete, come la dottrina sociale della Chiesa ci insegna e ci ricorda[4].
La salute globale
Assieme alla pratica sanitaria tradizionale e alla salute pubblica, la salute globale è il terzo approccio che consente di integrare ed espandere l’impegno. La pandemia causata dal Covid-19 ha mostrato quanto l’umanità sia vulnerabile e quanto occorra fare per proteggere i cittadini. La salute globale dipende dall’insieme di fattori sociali e politici che influiscono sulla qualità di vita dei singoli e della collettività. In altre parole, come viviamo, come costruiamo le nostre città, come ci educhiamo e lavoriamo, come coltiviamo la terra e prepariamo i cibi, come monitoriamo l’insorgere di malattie infettive e come affrontiamo le malattie non infettive che continuano a diffondersi nel mondo (per esempio, i molteplici tipi di cancro), come riduciamo ed eliminiamo la fame e la sete nel mondo, come proteggiamo i più vulnerabili dalle conseguenze devastanti dei cambiamenti climatici del Pianeta, tutti questi sono fattori che indicano sia l’urgenza sia la complessità dell’impegno volto a promuovere la salute globale sulla Terra. La salute è un bene fragile, limitato e condiviso. Preoccuparsi della salute propria e dell’altro – del mio vicino e anche di chi vive in altri Paesi e continenti, come pure della salute dell’intero Pianeta con i suoi alberi, fiumi, montagne, oceani e atmosfera – è una necessità urgente che richiede impegni precisi a livello sistemico e strutturale.
Pratica sanitaria, salute pubblica e salute globale: non vi è conflitto tra questi tre approcci; ciascuno mira al bene della salute per i singoli, le nazioni, l’umanità e il Pianeta. Con la sua voce profetica e le sue azioni mirate e umili, papa Francesco sta mostrando come sia possibile essere al servizio della salute delle persone, delle popolazioni, dell’intera umanità e del Pianeta[5].
Papa Francesco e le vaccinazioni contro il Covid-19
Fin dall’inizio della pandemia il Papa ha riconosciuto la necessità di risposte integrate e globali per far fronte a quanto l’umanità stava vivendo. In molteplici istanze e in ambiti ecclesiali e politici, in contesti nazionali e internazionali, ha richiesto di riconoscere la dimensione globale della pandemia e, fedele all’esperienza biblica, evangelica e del magistero cattolico, ha invitato a prendersi cura in modo particolare dei più poveri, di coloro che hanno minori risorse sociali, politiche, finanziarie e sanitarie. Francesco ha riaffermato e sostenuto l’impegno generoso ed eroico di tanti professionisti sanitari al servizio dei loro pazienti nella molteplicità di strutture sanitarie presenti nei vari continenti. Nello stesso tempo, si è mostrato attento a quanto concerne la salute delle popolazioni e alla complessità di far progredire la salute globale.
Il Papa ha chiesto che la ricerca per un vaccino potesse essere sostenuta e facilitata per ottenere vaccini efficaci, mentre si controllava la diffusione dell’infezione con le misure di salute pubblica necessarie (igiene, mascherine protettive, distanza nei contatti sociali, quarantena per le persone infette, riduzione mirata della libera circolazione e delle diverse attività sociali: educative, lavorative e ricreative). Oltre a domandare la disponibilità e l’accesso per tutti ai test diagnostici necessari, Francesco non ha smesso di richiedere che i vaccini, dopo le necessarie verifiche scientifiche sulla loro efficacia e sicurezza, vengano resi disponibili a tutti, dappertutto, senza vincoli legati ai brevetti e, ancora una volta, con un’opzione preferenziale per le persone più povere e bisognose[6].
Per promuovere la vaccinazione a livello globale, mostrando in tal modo il suo impegno volto a favorire la salute dell’intera umanità, il Papa ha fatto appello all’elemento caratteristico della vita cristiana: l’amore. Per Francesco, «vaccinarsi, con vaccini autorizzati dalle autorità competenti, è un atto di amore. E contribuire a far sì che la maggior parte della gente si vaccini è un atto di amore. Amore per sé stessi, amore per familiari e amici, amore per tutti i popoli. […] Vaccinarci è un modo semplice ma profondo di promuovere il bene comune e di prenderci cura gli uni degli altri, specialmente dei più vulnerabili»[7].
L’amore è sempre inclusivo e comprensivo, come ci ricorda il comandamento evangelico[8]. La vaccinazione è un atto di amore per se stessi e per gli altri, in particolare a vantaggio dei più deboli, la cui salute è più fragile per malattie o condizioni preesistenti o per età e attività professionali. Inoltre, ogni atto di amore dipende dall’amore di Dio, donato gratuitamente, per sempre e senza condizioni, a tutti e dappertutto. Infine, ogni atto di amore ci rende capaci di amare, di concretizzare l’amore di Dio qui e ora, nella nostra quotidianità e ordinarietà. Dall’inizio del suo pontificato, Francesco ci esorta continuamente a vivere la nostra realtà di discepoli, illuminati, ispirati, nutriti e fortificati dall’amore di Dio, che sperimentiamo in molteplici modi in Gesù, nella Chiesa e nel mondo, grazie allo Spirito e ai suoi innumerevoli doni.
In tal modo, il Papa ha incoraggiato e ispirato scienziati, operatori sanitari, leader, organizzazioni nazionali e internazionali e persone di buona volontà che in tutto il mondo spingono i cittadini a vaccinarsi e lavorano perché sia possibile vaccinarsi dovunque. La vaccinazione globale sta procedendo a ritmi diversi: nel Nord del mondo in modo più spedito, mentre nel Sud in modo più lento. Le cause di questa differenza sono molteplici e includono la disponibilità di vaccini, le strategie di distribuzione, la presenza ed efficienza delle strutture sanitarie, i processi di informazione, coinvolgendo le comunità locali, come pure le autorità che in modo responsabile si mettono a servizio dei cittadini, le comunità ecclesiali e le varie confessioni religiose presenti nel territorio.
Trattando il tema della vaccinazione globale, il Santo Padre ha richiesto che l’estensione vaccinale globale sia rispettosa e avvenga nel contesto della crescita di una cultura sanitaria locale: «Il sapere va condiviso, la competenza va partecipata, la scienza va messa in comune. La scienza, non soltanto i prodotti della scienza che, se offerti da soli, rimangono dei cerotti in grado di tamponare il male ma non di curarlo in profondità. Questo vale ad esempio per i vaccini: è urgente aiutare i Paesi che ne hanno di meno, ma occorre farlo con piani lungimiranti, non motivati solo dalla fretta delle nazioni benestanti di stare più sicure. I rimedi vanno distribuiti con dignità, non come elemosine pietose. Per fare del bene davvero, occorre promuovere la scienza e la sua applicazione integrale: capire i contesti, radicare le cure, far crescere la cultura sanitaria»[9].
Senza dubbio la fiducia nella ricerca scientifica e nelle pratiche mediche in generale, e in particolare vaccinali, ha e continua ad avere un ruolo importante, influendo sui singoli e sulle comunità. Chiunque abbia sofferto a causa di progetti di ricerca scientifica o di pratiche sanitarie – per esempio, nel caso di minoranze etniche, razziali, culturali, religiose e linguistiche – giustamente starà attento ed esaminerà in modo critico quanto viene proposto, anche nel caso della vaccinazione contro il Covid-19. Tuttavia, in modi che continuano a sorprendere, e anche a scandalizzare, a livello mondiale ha luogo oggi una resistenza, anche aggressiva e violenta, ai vaccini ora disponibili e alla possibilità di vaccinarsi, e quindi a proteggersi e a proteggere dall’infezione causata dal Covid-19 e, qualora si contragga l’infezione, ad avere sintomi ridotti[10].
I ripetuti interventi del Papa, come pure di autorevoli voci ecclesiali, sociali, culturali, politiche e scientifiche, non sembrano in grado di favorire una ricezione positiva dei vaccini disponibili, come pure di invitare a una riflessione critica circa le prese di posizione. Troppo spesso campagne di disinformazione e informazioni false seducono e fanno pensare che si stia vivendo una cospirazione globale, che il Covid non esista, che i vaccini introducano computer chips nel nostro corpo. Non sono rare le famiglie in cui alcuni membri sono vaccinati e altri non hanno alcuna intenzione di vaccinarsi, adducendo motivi vari, creando divisioni e separazioni e rendendo difficile il dialogo e la riflessione critica. In queste situazioni, la salute e ciò che può proteggerla sembrano divenuti un bene personale, soggettivo e individuale, che è minacciato da quanto mira a promuovere la salute globale. Pare che il singolo possa preoccuparsi della sua salute – e solamente della sua – in modo autonomo e indipendente, a suo piacimento, come se la sua salute non dipendesse dalla salute altrui e da quella dell’intero Pianeta.
Inoltre, la ricerca della verità, decisioni prudenti e sapienti, riflessioni autocritiche e un esame attento delle fonti di informazione non sembrano essere più valori condivisi. Con rammarico, si osserva che chi cerca di vivere tali valori viene attaccato verbalmente nei social media e, nel contesto sociale, anche fisicamente. Infine, in molti casi la salute è politicizzata. Così proteggere e promuovere la salute individuale, delle popolazioni, dei più vulnerabili e dell’intera umanità è ridotto a una scelta di parte, informata da logiche partitiche, confondendo scelte sanitarie con approcci proposti da partiti o da gruppi di pressione motivati ideologicamente.
La salute globale come bene comune
In ambito ecclesiale, invitare a produrre e rendere disponibili vaccini capaci di stimolare le difese immunitarie dei cittadini per poter giungere all’immunità a livello mondiale non implica sommarietà e superficialità o mancanza di attenzione per considerare ed escludere possibili problematiche etiche associate alla produzione dei vaccini. Con chiarezza e competenza, la Congregazione per la dottrina della fede ha ribadito più volte, a proposito della produzione e somministrazione dei vaccini, l’approccio teologico-morale elaborato in precedenza. In particolare, ha aiutato a riflettere sui modi in cui alcuni vaccini erano stati testati in laboratorio, nell’intento di rassicurare gli scrupolosi, i dubbiosi e gli scettici nella Chiesa cattolica e nel contesto sociale[11]. Purtroppo, a livello globale, ciò non è bastato.
Nell’attuale contesto sociale, culturale, politico ed ecclesiale, occorre riflettere su come sia possibile promuovere la salute globale, ristabilendo un dialogo serio, rispettoso, informato e civile. Ovviamente un dialogo autentico implica un ascolto generoso, condiviso e benevolo, che consenta di ricercare insieme la verità in modo rigoroso ed esigente, verificando quella che si considera la propria verità. Il Vangelo, ricordandoci che la verità è una persona – Gesù Cristo –, ci fa capire che nessuno può controllarla e possederla[12]. Per il Vangelo, l’unico accesso alla verità è relazionale, interagendo con Gesù, vivendo una dinamica di incontro, di scoperta e di conversione nella nostra realtà incarnata.
La dottrina sociale della Chiesa afferma quanto sia importante il dialogo e, grazie ad esso, favorire l’impegno di ogni persona di buona volontà per poter realizzare il bene comune in modi inclusivi e con una preferenza per chi è più debole, fragile, povero e vulnerabile[13]. Inoltre, per Francesco, «il bene comune presuppone il rispetto della persona umana in quanto tale, con diritti fondamentali e inalienabili ordinati al suo sviluppo integrale. Esige anche i dispositivi di benessere e sicurezza sociale e lo sviluppo dei diversi gruppi intermedi, applicando il principio di sussidiarietà. […] Infine, il bene comune richiede la pace sociale, vale a dire la stabilità e la sicurezza di un determinato ordine, che non si realizza senza un’attenzione particolare alla giustizia distributiva, la cui violazione genera sempre violenza. Tutta la società – e in essa specialmente lo Stato – ha l’obbligo di difendere e promuovere il bene comune» (LS 157).
La salute globale è un esempio emblematico del «bene comune universale»[14], per l’umanità e per il Pianeta[15]. Seguendo l’esempio del Papa e della sua «preoccupazione per lo sviluppo umano integrale» (FT 276), tanti cercano di restare in ascolto accogliente di chi non riconosce i vaccini contro il Covid-19 come un mezzo – limitato, come ogni mezzo – per proteggere e promuovere insieme la salute come bene comune dell’umanità. Ci si augura che sia possibile cercare insieme e promuovere quanto è al servizio del bene di ciascuno e di tutti.
La scienza al servizio della salute globale
In occasione della pandemia causata dal Covid-19, l’impegno di papa Francesco a servizio della salute globale spinge anche a riflettere su come valutare il ruolo della scienza, segnalando quando e come essa possa essere a servizio del bene comune. A tale proposito, nel magistero recente rileviamo un’altra circostanza in cui un pontefice ha riflettuto su un progresso scientifico a servizio dell’umanità e della salute globale e l’ha considerato un atto d’amore. Il 29 agosto 2000, papa Giovanni Paolo II, rivolgendosi ai partecipanti al 18° Congresso internazionale della società dei trapianti, ha affermato che «ogni intervento di trapianto d’organo […] ha generalmente all’origine una decisione di grande valore etico: “la decisione di offrire, senza ricompensa, una parte del proprio corpo, per la salute ed il benessere di un’altra persona”. Proprio in questo risiede la nobiltà del gesto, che si configura come un autentico atto d’amore. Non si dona semplicemente qualcosa di proprio, si dona qualcosa di sé»[16].
Inoltre, nello stesso discorso, Giovanni Paolo II ha mostrato come sia possibile una ricezione prudente di specifici contributi della scienza in situazioni in cui essi non siano in contrasto con una visione antropologica che manifesta il rispetto della dignità umana. Nel considerare la valutazione offerta dalla neurologia riguardante la «cessazione totale ed irreversibile di ogni attività encefalica in quanto segno della perduta capacità di integrazione dell’organismo individuale come tale»[17], Giovanni Paolo II precisa che «di fronte agli odierni parametri di accertamento della morte, – sia che ci si riferisca ai segni “encefalici”, sia che si faccia ricorso ai più tradizionali segni cardio-respiratori –, la Chiesa non fa opzioni scientifiche, ma si limita ad esercitare la responsabilità evangelica di confrontare i dati offerti dalla scienza medica con una concezione unitaria della persona secondo la prospettiva cristiana, evidenziando assonanze ed eventuali contraddizioni, che potrebbero mettere a repentaglio il rispetto della dignità umana. In questa prospettiva, si può affermare che il recente criterio di accertamento della morte sopra menzionato, cioè la cessazione totale ed irreversibile di ogni attività encefalica, se applicato scrupolosamente, non appare in contrasto con gli elementi essenziali di una corretta concezione antropologica»[18].
Possiamo aggiungere che nell’attuale pandemia, alla luce della situazione sociale globale, oltre che sui criteri antropologici, papa Francesco manifesta un approccio accogliente e costruttivo nei riguardi della scienza, facendo ricorso alla ricchezza della dottrina sociale della Chiesa. Così mostra che il contributo della ricerca scientifica in ambito sanitario – che ha consentito di mettere a punto vaccini sicuri, efficaci, con effetti indesiderati minimi e identificabili, testati clinicamente in modo esteso e rigoroso – può essere al servizio della salute quale bene comune e globale. In tal modo il Papa articola una prospettiva morale che, oltre a essere antropologica, è anche sociale, al servizio del bene comune dell’intera umanità. Quindi, sia i criteri antropologici sia quelli ispirati dalla morale sociale cattolica indicano modi fecondi ed eticamente significativi per discernere e per agire a servizio dell’umanità, sia nel caso della pratica sanitaria sia nell’ambito della salute pubblica e della salute globale.
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POPE FRANCIS, VACCINES AND GLOBAL HEALTH
The pandemic caused by Covid-19 invites us to reflect on the health of humans and the planet, by considering three different and synergistic areas: traditional health care practice, public health and global health. Throughout history, the Christian commitment has been to serve patients, care for them in hospices, clinics and hospitals. Less widely recognized, however, has been our involvement in public and global health. Vaccinating against Covid-19 promotes the health of populations and all of humanity. By stating that being vaccinated is an act of love, Pope Francis intends to protect the health of all, particularly the most vulnerable, and the Earth, while also indicating how specific scientific contributions can be incorporated.
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[1]. Cfr M. Rozier, «Religion and Public Health: Moral Tradition as Both Problem and Solution», in Journal of Religion and Health 56 (2017/3) 1052-1063; Id., «When Populations Become the Patient», in Health Progress 98 (2017/1) 5-8; Id., «Collective Action on Determinants of Health: A Catholic Contribution», in Health Progress 100 (2019/5) 5-8; Id., «A Catholic Contribution to Global Public Health», in Annals of Global Health 86 (2020/1) 1-5; Id., «Global Public Health and Catholic Insights: Collaboration on Enduring Challenges», in P. J. Landrigan – A. Vicini (edd.), Ethical Challenges in Global Public Health: Climate Change, Pollution, and the Health of the Poor, Eugene, OR, Wipf & Stock, 2021, 63-74.
[2]. Cfr M. Rozier, «A Catholic Contribution to Global Public Health», cit.
[3]. Un esempio concreto ci può essere di aiuto. Negli Stati Uniti, uno degli ospedali di Boston, il Boston Medical Center, con i suoi 514 posti letto è un ospedale safety net, la cui missione è fornire assistenza sanitaria alle persone indipendentemente dal loro stato assicurativo o dalla loro capacità di pagare. Così questa struttura sanitaria serve tutti i cittadini, soprattutto quelli più bisognosi. Nel riflettere sui servizi offerti ai pazienti, il personale sanitario si è reso conto che la maggior parte dei costi sostenuti dall’ospedale riguardava i servizi di medicina d’emergenza. In particolare, persone e famiglie senza fissa dimora ripetutamente si servivano del Pronto soccorso per le cure necessarie. È emerso che la mancanza di un alloggio stabile aumenta il rischio di problemi di salute e grava sull’intero sistema sanitario. Attraverso finanziamenti dedicati e partnership locali, il Boston Medical Center si è attivato per ridurre l’instabilità abitativa e il numero dei senzatetto. Nel 2017, l’ospedale ha investito 6,5 milioni di dollari nell’edilizia abitativa, creando alloggi per persone e famiglie bisognose. In tal modo ha promosso il benessere e la salute di un numero notevole di persone e famiglie in difficoltà, rendendo possibile l’impegno lavorativo e scolare e riducendo il numero di visite al Pronto soccorso di quei cittadini. Cfr www.bmc.org/mission/social-determinants-health/housing-security
[4]. «Nelle condizioni attuali della società mondiale, dove si riscontrano tante inequità e sono sempre più numerose le persone che vengono scartate, private dei diritti umani fondamentali, il principio del bene comune si trasforma immediatamente, come logica e ineludibile conseguenza, in un appello alla solidarietà e in una opzione preferenziale per i più poveri» (Francesco, Laudato si’ [LS], n. 158).
[5]. Per riflettere sul pensiero di papa Francesco riguardo alla pratica sanitaria, cfr T. A. Salzman – M. G. Lawler, Pope Francis and the Transformation of Health Care Ethics, Washington, DC, Georgetown University Press, 2021; C. Kaveny, «Pope Francis and Catholic Healthcare Ethics», in Theological Studies 80 (2019/1) 186-201.
[6]. Cfr Francesco, Udienza generale, 19 agosto 2020; Id., Discorso ai membri della fondazione «Banco farmaceutico», 19 settembre 2020; Id., Messaggio ai partecipanti all’ Assemblea plenaria della Pontificia Accademia delle Scienze, 7 ottobre 2020; Id., Messaggio per la 54a Giornata Mondiale della Pace 2021, n. 1; Id., Messaggio «Urbi et Orbi», Natale 2020; Id., Discorso ai membri del Corpo diplomatico accreditato presso la Santa Sede, 8 febbraio 2021; Id., Viaggio apostolico in Iraq (5-8 marzo 2021): Incontro con le autorità, la società civile e il Corpo diplomatico, 5 marzo 2021; Id., Messaggio «Urbi et Orbi», Pasqua 2021; Id., Videomessaggio in occasione della 75a Sessione dell’ Assemblea generale delle Nazioni Unite, 25 settembre 2020. Tutti questi documenti sono reperiribili in www.vatican.va
[7]. Id., Videomessaggio ai popoli sulla campagna di vaccinazione contro il Covid-19, 18 agosto 2021.
[8]. Cfr Mt 22,37-40.
[9] . Francesco, Udienza ai Membri della Biomedical University Foundation dell’Università Campus Bio-Medico di Roma, 18 ottobre 2021.
[10]. Cfr C. Fino, «Les vaccins: questions éthiques», in Revue d’éthique et de théologie morale 311 (2021/3) 61-71.
[11]. Cfr Congregazione per la Dottrina della Fede, Nota sulla moralità dell’uso di alcuni vaccini anti-Covid-19 (2020), in www.vatican.va/roman_curia/congregations/cfaith/documents/rc_con_cfaith_doc_20201221_nota-vaccini-anticovid_it.html/. Cfr anche Commissione Vaticana Covid-19 – Pontificia Accademia per la Vita, Vaccino per tutti: 20 punti per un mondo più giusto e sano (2020), in https://press.vatican.va/content/salastampa/it/bollettino/pubblico/2020/12/29/0697/01628.html/; C. Casalone, «Vaccini: come decidere responsabilmente?», in Civ. Catt. 2021 I 313-326. Per i documenti precedenti, cfr Congregazione per la Dottrina della Fede, Istruzione «Dignitas Personae»: su alcune questioni di bioetica (2008), nn. 34-35, in www.vatican.va/roman_curia/congregations/cfaith/documents/rc_con_cfaith_doc_20081208_dignitas-personae_it.html/; Pontificia Accademia per la Vita, Nota circa l’uso dei vaccini (2017).
[12]. Cfr Gv 14,6: «Io sono la via, la verità e la vita».
[13]. «Dall’interdipendenza sempre più stretta e piano piano estesa al mondo intero deriva che il bene comune – cioè l’insieme di quelle condizioni della vita sociale che permettono tanto ai gruppi quanto ai singoli membri di raggiungere la propria perfezione più pienamente e più speditamente – oggi vieppiù diventa universale, investendo diritti e doveri che riguardano l’intero genere umano» (Gaudium et spes, n. 26). Cfr anche D. Hollenbach, The Common Good and Christian Ethics, New York, Cambridge University Press, 2002.
[14]. Giovanni XXIII, s., Mater et Magistra (1961), n. 57; Francesco, Fratelli tutti (FT) (2020), n. 260.
[15]. Papa Francesco ci ricorda che anche il clima è un bene comune: cfr LS 23.
[16]. Giovanni Paolo II, s., Discorso al 18° Congresso internazionale della Società dei trapianti (29 agosto 2000), n. 3. Corsivo nell’originale. Circa la citazione, cfr Id., Discorso ai partecipanti ad un Congresso sui trapianti di organi (20 giugno 1991), n. 3.
[17]. Id., Discorso al 18° Congresso internazionale della Società dei trapianti, cit., n. 5. Corsivo nell’originale.
[18]. Ivi. Corsivo nell’originale.