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Emmanuel Lévinas è uno dei pensatori più importanti del Novecento. Nato in Lituania da famiglia ebrea, ha vissuto tutte le dolorose vicende del suo popolo; dopo il periodo bellico si è dedicato all’insegnamento nelle università francesi, concludendo la docenza alla Sorbona di Parigi. L’ampio saggio di Bergamo presenta alcune categorie fondamentali del suo pensiero, in particolare sulla «curvatura dello spazio intersoggettivo», una metafora esposta nelle ultime pagine del capolavoro Totalità e infinito. Saggio sull’esteriorità, del 1961, e che «non ritornerà più nella produzione successiva di Lévinas» (p. 83). Esposta in poche pagine, la metafora può costituire la chiave interpretativa dell’intero percorso filosofico di Levinas e condurre ai fondamenti della concezione dell’etica come filosofia prima.
Oltre che per il contenuto, il saggio di Bergamo merita attenzione anche per il metodo con cui è stato sviluppato. Nell’introduzione egli esplicita così il suo intento: «Noi vorremmo, in questo breve itinerario, entrare sommessamente in dialogo con lui [Lévinas] muovendo anche dal nostro punto di partenza, sapendo che il dialogo vede l’incontrarsi di identità non respingenti fra loro per le diversità, ma reciprocanti per ciò che nasce se questo incontro si compie nella carità intellettuale» (p. 7).
Seguendo la prospettiva dialogica, che caratterizza la migliore ricerca filosofica contemporanea, l’autore colloca i contenuti nel contesto storico-filosofico, chiarisce il significato con cui sono presenti nel pensiero di Lévinas, e infine li integra con un ulteriore orizzonte di senso che proviene dalla riflessione teologica e dalla rivelazione biblica. È stato già messo in luce che nel pensiero di Lévinas non c’è solo la presenza della tradizione filosofica occidentale, del metodo fenomenologico e dell’analisi esistenziale, ma anche la tradizione della Bibbia e del Talmud. Più volte Bergamo ricorda che la dimensione religiosa è costitutiva del pensiero del filosofo francese, e che pertanto va tenuta presente anche nella metafora della curvatura.
Uno dei primi concetti che viene presentato nel libro è quello dell’alterità, un aspetto molto importante per Lévinas e sul quale egli costruisce il suo percorso dall’ontologia totalizzante all’etica della relazione intersoggettiva. Fondata su quella di un Volto che si presenta, l’alterità offre la possibilità alla coscienza personale di esistere e di riconoscersi attraverso l’accoglienza: «Solo questo movimento di accoglienza costitutivo della passività originaria che contraddistingue l’uomo lo rende veramente un essere personale» (p. 33).
La relazione con l’Altro si colloca sempre in uno spazio e un tempo definiti e caratterizzati. Secondo Lévinas, lo spazio umano è segnato dalla asimmetria, come le relazioni uomo-donna e padre-figlio, e ogni relazione include una differenza o sproporzione che costituisce la possibilità della responsabilità e del dono: «Tutto ciò, infatti, appartiene al tenore di senso dell’identità stessa, che non produce il senso, ma lo accoglie poiché gli viene incontro da oltre» (p. 52).
Il terzo concetto indispensabile per comprendere la metafora della curvatura è quello diacronia, presente nelle relazioni umane. Queste avvengono all’interno del tempo e sono costituite da istanti che contengono l’Infinito. Proprio la presenza di un senso non tematizzabile all’interno del tempo crea l’apertura, che assume la forma della traccia e dell’enigma: «La diacronia è l’intrigo del senso nell’orizzonte dell’immanenza, intrigo che rimanda responsabilmente la soggettività alla sua apertura trascendente» (p. 66).
È in questo contesto che si inserisce la metafora della curvatura: metafora esteriore, perché riferita a relazioni intersoggettive. L’Essere, manifestandosi originariamente nello spazio e nel tempo, stabilisce con l’esserci una relazione che include una curvatura, libera e necessaria. In essa l’Altro si manifesta e nello stesso tempo si ritrae, aprendo l’orizzonte all’Infinito: «Ne emerge così una sorta di personalismo che poggia su una base ontologica solida, aperta alla trascendenza» (p. 88).
La curvatura delle relazioni intersoggettive, fondata sulla curvatura originaria dell’Altro, costituisce la base metafisica dell’etica delle relazioni. Rileggendo il pensiero di Lévinas alla luce della teologia trinitaria, Bergamo ritiene che la curvatura sia una modalità della manifestazione dell’amore, il quale, per realizzarsi, deve sempre chinarsi su qualcun altro. Il metodo dialogico-ermeneutico consente così di acquisire da una riflessione filosofica di origine ebraica una categoria nuova, che nella teologia cristiana concorre a spiegare il concetto di amore.
ANTONIO BERGAMO
Lévinas e la curvatura dello spazio intersoggettivo
Roma, Città Nuova, 2018, 144, € 19,00.