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ABSTRACT – La crisi dei rifugiati e dei migranti è realmente passata o quantomeno si è fortemente ridotta? La «stretta securitaria» in materia di immigrazione, decisa dai governi dell’Unione Europea negli ultimi due anni, è stata capace veramente di eliminare come per incanto un fenomeno così complesso e articolato?
Nonostante il calo degli «arrivi illegali» – in attesa degli effetti «perversi» del recente decreto-legge in materia di sicurezza e immigrazione – pensare che la crisi dei migranti sia terminata è un grave errore, perché non tiene conto innanzitutto della natura complessa del fenomeno e poi del fatto che le cause scatenanti non sono scomparse. Non sarà certo il sovranismo sbandierato da molti politici europei a dare soluzione a un fenomeno storico e sociale di tale grandezza.
Le migrazioni di singole persone e a volte di interi gruppi che fuggono dai conflitti, dalle dittature, dalla desertificazione del territorio, dovuta anche ai cambiamenti climatici, dalla povertà e dalla violenza settaria, sono un fenomeno consolidato, diremmo «strutturale», in particolare del rapporto tra l’Africa e la ricca Europa.
Secondo alcuni analisti, tra l’altro, per molti Paesi europei l’immigrazione nell’immediato futuro diventerà una vera e propria necessità, per mantenere i livelli occupazionali essenziali e immettere forze giovani in un mercato del lavoro che invecchia. In Italia, però, il problema è percepito diversamente. L’immigrazione, ancora oggi che gli sbarchi dall’inizio dell’anno sono diminuiti dell’80%, è considerata uno dei problemi più gravi del Paese ed è avvertita come un fenomeno che genera paura e insicurezza sociale. Secondo un sondaggio, per ogni «vero» immigrato gli italiani ne percepiscono tre (negli altri Paesi europei il rapporto è di uno a due). In realtà è il Sud del mondo, la parte più povera del pianeta, che si fa carico in massima parte sia dei profughi, sia dei migranti economici a causa di guerre, dittature o disastri ambientali, che spesso avvengono per colpa dell’avidità o dell’incuria del ricco e inospitale Occidente.
Qual è, però, la strada per la soluzione del problema migratorio? Oltre alla cooperazione fra gli Stati dell’Ue per una politica comune sui flussi e sull’asilo, secondo alcuni è necessario attivare canali legali e regolari di immigrazione controllata dall’Africa, tenendo presente la capacità dei singoli Stati di integrarli nel tessuto economico-sociale. Il che significa accettare un rapporto «alla pari» tra Paesi di immigrazione e quelli di emigrazione. Qui il nodo politico-diplomatico.
Anche in questa prospettiva, ha ancora senso dividere i migranti tra rifugiati e migranti economici, espressione che ha assunto una connotazione piuttosto negativa? Sembra proprio di no, considerando che tutti in qualche modo fuggono dalla fame, dal disagio sociale, dai conflitti.
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THE PHENOMENON MIGRANTS IN EUROPE
Has the refugee and migrant crisis, which reached its peak in 2015-16, really ended? Despite a decline in “illegal arrivals,” to think that this crisis has ended is a serious mistake, because such a suggestion does not take into account the complex nature of the phenomenon or that the triggering causes have not disappeared. Regarding so-called “economic immigrants,” this article proposes as a possible solution to the problem the activation of Europe-wide legal immigration channels with the cooperation of the countries of origin. This solution would consider the ability of individual States to integrate immigrants into the economic-social fabric of each respective country.