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L’autrice, che ha al suo attivo una recente, feconda stagione di romanzi e di saggi, specie nell’ambito pedagogico, accetta la delicata sfida di comporre una sorta di «autobiografia» di Maria di Nazaret. Narrando in prima persona, lascia parlare in Maria la Madre nel corso della sua vita, dall’Annunciazione all’Assunzione. Il centro della sua esistenza è tutto e solo il Figlio.
I capitoli non necessariamente seguono l’ordine cronologico: sono il cuore, la memoria, i presentimenti, i timori e le speranze che contano. Grazie a un’acuta capacità di penetrazione dei fatti e dei sentimenti, la Veladiano dipana un vissuto quanto mai singolare, che prende le forme di brevi capitoli, o di sobrie pagine in forma poetica, come pure di ritorni autobiografici di Maria su se stessa e di intuizioni premonitrici, concedendosi di scavare nell’animo del Figlio, come solo chi lo ha generato può fare.
Sono pagine intime, che il lettore scopre inoltrandosi in un paesaggio personale, dove si respira un’aria sana e leggera, anche quando la vita di Maria passa attraverso oscurità ed enigmi. Ma è un meditare lontano da debolezze devozionali o da intenti dottrinali. Risalta il percorso interiore di una donna in tutta la sua verità, ricostruito in modo plausibile e con una sensibilità squisita. Il credente odierno è condotto, con mano gentile ma senza cedimenti, a fare propri i riflessi materni di chi non ha avuto altro senso nella vita che quello di essere costantemente accanto a un Figlio, ignoto e a poco a poco rivelato, amato e profondamente rispettato, che «lei» non si accaparra né cerca di difendere, perché «lui» sa dove vuole andare.
Afferma Maria: «Gesù era andato via da poco. Lo avevo seguito e visto diventare maestro in pochi giorni. Ascoltavo le sue parole, nuove anche per me. A volte riconoscevo un’espressione di famiglia e sorridevo al figlio che era rimasto. Quasi sempre diceva cose mai sentite. Lui maestro, io discepola e madre spaventata. Trovava compagnia, tanti lo seguivano e io lo ascoltavo» (p. 71). È lo sguardo di chi scopre sempre più di essere Madre di questo Figlio, che è e rimane suo, ma è partito verso una propria meta.
Lei è capace di vedere come, alla fine, tutto «si compone»: «Il Regno, mi son chiesta, tre giorni con pensieri di pietra. Il Regno e il suo re a cavalcioni di un asino, le mani rotte di falegname, una sfilata di straccioni, sciancati, guariti pochi, quasi tutti no, e non sappiamo perché, ma poi c’erano i peccatori, gli adulatori, le donne curiose uscite dalle case, i bambini che andavano a lui, i mercanti fraudolenti, gli esattori, e anche le donne pie, madri che l’hanno accudito quando ero lontana. E ogni cosa si componeva» (p. 169).
Alla fine, per noi è facile renderci conto di essere stati condotti a una riscoperta, rinnovata e liberante, del mistero della Madre e del Figlio, che da sempre viviamo nel cuore della nostra fede.
MARIAPIA VELADIANO
Lei
Milano, Guanda, 2017, 176, € 17,00.