La presenza monastica sul Monte Athos, uno dei più importanti centri di spiritualità del mondo, è documentata con certezza a partire dagli inizi del IX secolo. Nella storia più che millenaria di questa presenza, un momento decisivo è rappresentato dall’arrivo nella penisola athonita di Atanasio, che nel 963 fondò la Grande Lavra, imprimendo una svolta molto importante alla vita di quel luogo, che pur godeva già di un notevole prestigio, tanto da essersi meritato alcuni privilegi imperiali.
Atanasio era giunto sull’Athos con l’intenzione di vivere da eremita, ma ben presto dovette assumersi notevoli responsabilità, a motivo della straordinaria stima che in breve tempo si era conquistato. Tra i suoi grandi ammiratori va annoverato Niceforo II Foca, il quale, divenuto imperatore nel 963, lo sostenne in vari modi. Atanasio ben presto si trovò attorniato da una comunità di oltre 120 monaci, per i quali dettò una regola molto significativa.
Anche Giovanni I Zimisce, il successore di Niceforo II Foca, si dimostrò benevolo nei confronti di Atanasio e dei suoi confratelli, cosicché la Grande Lavra diventò il cuore pulsante di un complesso monastico davvero notevole, fucina di importanti innovazioni – tra le quali spicca la scelta del cenobitismo –, adottate senza tuttavia venir meno alla gloriosa tradizione precedente.
Due biografie ci narrano le vicende di Atanasio: la prima di esse, chiamata Vita A, è opera di Atanasio di Panaghiou e ora viene presentata per la prima volta al pubblico italiano, con il testo originale a fronte, a cura di Luigi d’Ayala Valva, membro della comunità di Bose, patrologo e studioso dell’agiografia monastica antica e bizantina.
Non potendo in questa sede soffermarci a discutere i complessi e intricati problemi concernenti la genesi del testo e la figura del suo autore, ci sembra opportuno sottolineare alcuni aspetti della personalità di Atanasio come affiorano in questa Vita.
Dopo aver consigliato al lettore di accostarsi allo scritto con prudenza critica, il Curatore sintetizza gli elementi essenziali di questa biografia, che vanno a comporre il ritratto di un grande uomo, amante della sapienza, asceta e lottatore solitario, civilizzatore della Santa Montagna dell’Athos, riconciliatore della vita eremitica e della vita cenobitica, padre dei monaci e abile organizzatore della Grande Lavra, martire e imitatore di Cristo. Atanasio l’Athonita morì tra il 997 e il 1000, travolto dal crollo di un muro, mentre stava visitando il cantiere dei lavori di ampliamento della chiesa principale della Lavra.
Il successore designato, Antonio, abbandonò la carica dopo poco tempo e si trasferì a Costantinopoli. Sarà da lui che Atanasio di Panaghiou riceverà le informazioni necessarie per scrivere la Vita di Atanasio l’Athonita, testimone di primo piano della luminosa tradizione del cristianesimo orientale.