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ABSTRACT – Possediamo dati riguardanti i collaboratori di Pietro che possano sostenere un’analogia tra essi e la Curia romana? Le lettere di Paolo danno prova di una molteplicità di «collaboratori» in grado di fornire una visione che illumini la realtà della Curia e la sua riforma? Dove possiamo trovare qualche precedente, o almeno qualche antica analogia capace di fornire un’intuizione, a livello teologico, per una riforma della Curia romana che vada al di là di meri cambiamenti legali e di una ristrutturazione burocratica?
Gli Atti degli Apostoli, fino al Concilio di Gerusalemme in At 15, forniscono molti dettagli sul fatto che Pietro agiva collegialmente con Giovanni, Paolo e altri apostoli. Ma, a parte un riferimento a Silvano e Marco (cfr 1 Pt 5,12-13) e a «sei fratelli» che accompagnavano Pietro nella sua visita a Cornelio (cfr At 10,23.45; 11,12), il Nuovo Testamento fornisce scarse testimonianze dirette circa i non apostoli che collaborarono strettamente con Pietro.
Invece, le sette lettere sicuramente autentiche di Paolo (la lettera ai Romani; le due lettere ai Corinzi; la lettera ai Galati; la lettera ai Filippesi; la prima lettera ai Tessalonicesi; la lettera a Filemone) mostrano collaboratori apostolici che agiscono con Paolo nella sua missione.
Da questa lettura delle fonti possiamo trarre due conclusioni principali. Primo, la missione di tali collaboratori comprendeva un’ampia gamma di attività: dalla co-fondazione di una Chiesa (Timoteo) al fungere da corrieri per le lettere di Paolo (Epafrodito e Febe); dal risolvere situazioni difficili per l’apostolo (Tito) al recargli sostegno finanziario (Epafrodito); dall’essere co-mittenti delle lettere di Paolo (Timoteo) al fare della propria casa una Chiesa domestica (Prisca e Aquila); dal promuovere in mezzo agli altri l’imitazione di Paolo, e quindi di Cristo (Timoteo) al raccogliere fondi per la Chiesa di Gerusalemme (Tito); dall’essere una «protettrice» (prostatis) di Paolo e di altri (Febe) al «lavorare per il Vangelo» (Evodia e Sintiche); dal «rischiare la propria testa» per Paolo (Prisca e Aquila) al recargli buone notizie (Tito); dal portare avanti un ministero locale, residenziale (Evodia e Sintiche a Filippi, e Febe a Cencre) a essere in cammino come missionari itineranti con e per Paolo (Timoteo e Tito). Si può guardare ad essi come a coloro che prefigurano i numerosi compiti affidati, nei tempi attuali, ai membri della Curia papale. In secondo luogo, per la maggior parte dei suoi «collaboratori» Paolo ha soltanto elogi. Così è possibile riconoscere nei collaboratori apostolici, che Paolo presenta nelle sue sette lettere sicuramente autentiche, un modello e un’immagine in grado di ispirare la riforma della Curia di Roma.
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THE REFORM OF THE ROMAN CURIA: THE APOSTOLIC «COLLABORATORS»
This article takes into consideration the ancient traditions which should offer a global vision on a possible reform of the Roman Curia. The Acts of the Apostles confirm the teaching of Vatican II regarding the fact that Peter and the «eleven» constituted a single apostolic college. But we have very little information about Peter’s «collaborators». Instead, Paul’s seven truly authentic letters show apostolic collaborators who acted with Paul on his mission. The Christian men and women who collaborated with Paul provide an inspiring image on what to base reform of the Roman Curia. The Author teaches Theology at the Australian Catholic University.