Il decimo anno dalla deflagrazione della crisi economico-finanziaria del 2007/8 trova i Paesi dell’Unione Europea (Ue) in una situazione disomogenea. In particolare, per quanto riguarda l’Italia, come sottolinea l’A. nell’introduzione, «il cittadino medio si trova in condizioni peggiori in termini di reddito rispetto a venti anni fa».
Partendo da questo dato di fatto, è forse più facile comprendere il diffondersi anche nel nostro Paese degli impulsi centrifughi dall’Ue («la tentazione di andarsene»), cui segue immediatamente l’interrogativo del sottotitolo circa la possibilità di un suo futuro (sostenibile) al di fuori di essa.
Il lettore si trova così a essere condotto dall’A. a riconsiderare quelle specificità che caratterizzano l’Italia, differenziandola in negativo rispetto agli altri Paesi. Specificità che sono colte attraverso la lente di osservazione e approfondimento sia dell’economista, sia del banchiere internazionale.
Sono affrontati, tra gli altri, i nodi della produttività, che continua a segnare in Italia valori inferiori alla media Ue, e delle crisi bancarie, che recentemente hanno minato le certezze e la fiducia dei risparmiatori. Ne consegue un quadro d’insieme con verità amare circa la responsabilità della nostra classe dirigente nel non saper gestire adeguatamente le situazioni di difficoltà, ricorrendo a consunti alibi esterni, quando, invece, la soluzione dei problemi e il relativo cambio di passo andrebbero più proficuamente ricercati all’interno della realtà nazionale.
Non poteva, inoltre, in questo ambito, mancare il riferimento al tema delle riforme, al centro delle urgenze a cui la classe politica dovrebbe far fronte, intrecciandosi con l’altro tema della necessità di un completamento istituzionale dell’Ue, che segni il suo passaggio definitivo dalla visione intergovernativa a una di stampo federalista. Con due ulteriori conseguenze su cui l’A. si sofferma: da un lato, in un’ottica di diminuite divergenze tra Paesi, la determinazione del loro peso specifico all’interno dell’Ue; dall’altro, la correlata possibilità di esercitare una reale funzione di leadership, portando avanti in Europa le proprie idee con maggiori possibilità di successo.
L’alternativa al ruolo di protagonista? Per Bini Smaghi non può che essere il ripiegamento su un ruolo secondario e la rassegnazione ad accettare decisioni prese da altri. Un monito severo lanciato con forza dalle pagine di questo libro che non dovrebbe essere lasciato cadere nel silenzio, se si vuole veramente evitare il declino economico, ma anche sociale, del Paese.
LORENZO BINI SMAGHI
La tentazione di andarsene. Fuori dall’Europa c’è un futuro per l’Italia?
Bologna, il Mulino, 2017, 208, € 15,00.