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In questo libro lo storico e fondatore della Comunità di Sant’Egidio, Andrea Riccardi, viene incontro alle tante domande dell’uomo, immerso oggi in un mondo globalizzato ma spesso senza un’anima, in società secolarizzate in cui, però, tanta gente riscopre il bisogno di pregare. Si chiede Riccardi: quante domande sul senso della vita sono nascoste nelle pieghe delle città globali? Il volume risponde a questo interrogativo, aiutando a leggere la parola di Dio nella storia e, al tempo stesso, ci pone di fronte a chi ne vive ai margini: i poveri e i tanti feriti dalla vita.
Nelle pagine del libro l’autore declina un originale itinerario spirituale alla ricerca dell’umano: per ritrovare il cuore occorre porsi davanti alla parola di Dio. Anche se non è facile. Aprendo la Bibbia, si comincia a scoprire una Parola che mostra tutta la sua forza. Tuttavia il credente si imbatte nel silenzio di Dio: perché egli tace di fronte al male? Perché non risponde alla preghiera? Vengono subito in mente alcune situazioni drammatiche, da Auschwitz alle numerose guerre che continuano a moltiplicarsi in questi anni, dopo che il 1989 ci aveva illusi che, caduto il Muro di Berlino, il mondo sarebbe stato più pacifico. Perché Dio non parla? Perché non sentiamo la sua voce come un tuono, come dice la Bibbia?
Nell’esperienza spirituale si scopre che il linguaggio di Dio è un altro: viene dal silenzio ed è fatto anche di tante risposte. Affermava san Paolo VI: «La preghiera è dialogo, la Chiesa del Concilio ama il dialogo perché cresce nella preghiera». Il silenzio manifesta la speranza che Dio agisca. Per questo l’invito alla preghiera non è l’invito a un misticismo che allontana dalla vita quotidiana; al contrario, «l’ascolto e la lettura del Libro fanno rifiorire nel cuore sentimenti nuovi verso il Signore e atteggiamenti diversi nei confronti della vita», facendo riscoprire tante dimensioni, spirituali e umane.
Il cristiano nella preghiera diviene prima di tutto discepolo. Questo è il passaggio decisivo del credente: «ascoltare la Parola, cambiare la propria vita. Non è un processo d’introversione o di privatizzazione della fede. Anzi, è la sfida ad un mondo che si protegge e rifiuta di essere sensibile al dolore, di fare spazio all’altro, di assumersi domande faticose, di cambiare» (p. 81).
Sintesi eloquente è la parabola evangelica del Buon Samaritano, dove Gesù è l’uomo lasciato mezzo morto dai briganti ed è anche il Samaritano che si ferma a soccorrerlo. La preghiera conduce così il credente a fermarsi davanti a chi soffre. La solidarietà e la spiritualità non sono infatti due vie disgiunte: l’una ha profondo bisogno dell’altra, e proprio la rottura tra spiritualità e vita è una delle grandi debolezze dell’esistenza cristiana contemporanea.
Nella Bibbia, il povero non è un caso sociale o un problema da risolvere: è un uomo o una donna. In queste pagine, il povero viene proposto come fratello e amico del cristiano: «Senza i poveri, la Chiesa non vive appieno il suo mistero; senza i poveri, la vita cristiana rischia di scivolare nell’ideologia religiosa o nel mero spirituale» (p. 89).
In questo percorso, suggerisce Riccardi, dove volgere lo sguardo? Al Signore, che è rappresentato dall’icona del volto di Gesù. Non si sa pregare? Il lettore è invitato a fermarsi davanti alla sua immagine, a contemplarla. È il modo per iniziare a pregare, senza dar retta alla rissa delle lingue, alla confusione delle parole, alle mille occasioni per pensare ad altro, che è un modo per fuggire di fronte a Dio. Guardare e ascoltare. E le icone orientano la preghiera, mostrando anche la bellezza che scaturisce dalle fessure di un’umanità sofferente, umiliata, abbandonata.
Il volume di Riccardi traccia un itinerario per l’uomo di oggi, dalla solitudine alla scoperta di un Gesù amico, che ci conduce per mano.
ANDREA RICCARDI
La preghiera, la Parola, il volto
Cinisello Balsamo (Mi), San Paolo, 2019, 178, € 18,00.