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La ricostruzione storica di un periodo che va dalla seconda metà del secolo scorso ai giorni nostri, effettuata da Pietro Modiano (che ha avuto un’esperienza professionale importante nel mondo bancario e dei servizi italiani) e da Marco Onado (accademico di lungo corso in alcuni prestigiosi Atenei nazionali) si articola in due principali momenti di riflessione. Il primo riguarda i tratti essenziali che hanno caratterizzato l’Italia: dal miracolo economico alla stagione delle privatizzazioni bancarie e industriali. Il secondo si concentra sul tentativo di rispondere in modo esauriente alla domanda fondamentale sul perché le privatizzazioni non hanno cambiato l’Italia, nel senso auspicato di colmare il divario di sviluppo con i tassi di crescita dell’Europa.
L’accurata indagine degli AA. consente al lettore di cogliere e individuare le responsabilità della classe politica, di quella manageriale, sia bancaria sia industriale, in un processo storico che ha condannato l’Italia a una situazione di mediocrità, certificata inconfutabilmente dal riscontro statistico dell’insoddisfacente andamento della produttività. E purtroppo questo arretramento del Paese è avvenuto nonostante alcune favorevoli occasioni storiche non sfruttate, nonostante la riconosciuta capacità della nostra classe imprenditoriale di adattamento ai cambiamenti di scenario, e nonostante le punte di eccellenza comunque realizzate da alcuni comparti del nostro mondo industriale. Per convincersene, basti ricordare quanto è avvenuto con Seat, Alitalia, Telecom e Autostrade, come pure i limiti e i lacci che hanno accompagnato la formazione di due campioni del nostro sistema bancario: Unicredit e Intesa San Paolo.
Tuttavia, l’indagine degli AA. non esclude una speranza per il futuro, purché si punti con decisione al cambiamento. Una speranza che, comunque, risulta condizionata dall’uso appropriato dell’analisi degli attuali problemi della società italiana, che, in realtà, sono frutto di un’indesiderabile eredità dei precedenti decenni, traendo profitto dagli insegnamenti che se ne possono ricavare. Una speranza che dev’essere accompagnata anche da un indispensabile «scatto morale collettivo».
In conclusione, al merito di una valutazione attenta e depurata da scorie di faziosità delle vicende analizzate questo libro ne aggiunge altri due: la capacità di sistematizzare tali vicende, riconducendole a un quadro interpretativo unitario, e la modalità narrativa, resa gradevole da uno stile agile, che contribuisce a rendere di facile comprensione, anche per i non «addetti ai lavori», vicende economico-politiche particolarmente complesse e intricate.