Il 26 aprile 2023 lo Stato di Israele ha celebrato i 75 anni dalla sua fondazione. Quel giorno il presidente israeliano Isaac Herzog ha rivolto al Corpo diplomatico queste parole: «Il moderno Stato di Israele è un vero miracolo. Per raggiungere questo obiettivo abbiamo dovuto impegnarci strenuamente. Quando i nostri fondatori dichiararono la fondazione dello Stato di Israele il 14 maggio 1948 – uno Stato fondato sulla visione profetica di un mondo in cui regnassero libertà, giustizia e pace –, molti credevano che il neonato Paese non sarebbe sopravvissuto. Pochi avrebbero previsto il corso della nostra improbabile storia. Oggi siamo un Paese in prima linea negli sforzi per rendere il mondo migliore per tutti noi, nello spirito della nostra visione fondante»[1].
La riforma giudiziaria
Tuttavia, il 75° anniversario dello Stato d’Israele è stato segnato da profonde divisioni interne suscitate dalla proposta di riforma della giustizia. Le grandi città hanno assistito, settimana dopo settimana, a massicce manifestazioni di protesta contro la decisione presa dal governo di cambiare il sistema giudiziario e, in particolare, contro la prevista riduzione del controllo del potere giudiziario sulle decisioni governative.
Tre mesi dopo, il 24 luglio 2023, il parlamento israeliano (la Knesset) ha approvato un emendamento alla Legge fondamentale del 1984 sul sistema giudiziario, con cui si vietava ai giudici di utilizzare la cosiddetta «clausola di ragionevolezza» per valutare le scelte amministrative decise dal governo. Il ministro della Giustizia, Yariv Levin, ha presentato l’emendamento come la prima fase di una revisione giuridica che, a suo dire, ripristinerebbe la democrazia israeliana, fin qui limitata dai giudici, i quali, figure non elette dal popolo, interferiscono sul modo in cui il governo eletto amministra il Paese. 56 parlamentari dell’opposizione hanno lasciato la plenaria della Knesset e i 64 rimasti hanno approvato l’emendamento all’unanimità. Decine di migliaia di israeliani hanno continuato a scendere in strada, chiedendo, tramite regolari manifestazioni, la sospensione della riforma giudiziaria. A settembre, in un’udienza senza precedenti della Corte Suprema, durata 13 ore, è stato discusso l’emendamento, per rispondere al quesito se esso avrebbe arrecato alla democrazia israeliana un danno tale da giustificare la sua abrogazione. Dal dibattito sono emersi i disaccordi non solo tra i giudici, ma anche tra i giudici e il governo e tra il governo e l’opposizione, nonché le passioni scatenate dalla questione.
All’interno della società israeliana tradizionale diventava evidente l’esistenza di una profonda scissione tra due diverse visioni dello Stato: da una parte, in
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