Ci si è spesso chiesto perché la violenza sia così radicata nella natura umana. Non è un caso che la storia, quella sacra come quella profana, venga fatta iniziare con un fratricidio. La caratteristica dell’essere umano, la socialità, è indispensabile per vivere. Un uomo isolato, a differenza di alcune altre specie, non potrebbe sopravvivere a lungo senza l’apporto dei suoi simili. La spinta ad affrontare i pericoli e le difficoltà della vita porta a costituire gruppi, la forma più basilare di tutela e protezione.
Ma il gruppo, se da una parte fornisce identità, dall’altra tende a contrapporsi ad altri gruppi, portando alla rivalità e allo scontro. Il gruppo stesso può frammentarsi al suo interno per i medesimi motivi. Interessi, rivalità, ricerca del potere portano al conflitto. Gran parte del libro della Genesi è dedicato proprio alla rivalità tra fratelli circa la predilezione e l’eredità: ciascuno vorrebbe ciò che vede realizzato nell’altro. È quello che René Girard ha chiamato «il desiderio mimetico», un desiderio cioè che non nasce dall’interno di sé, ma dalla visione di ciò che viene mostrato da un altro e a cui si finisce per adeguarsi, rinunciando (anche se in modo non consapevole) a scoprire quello che stava veramente
Contenuto riservato agli abbonati
Vuoi continuare a leggere questo contenuto?
Clicca quioppure
Acquista il quadernoAbbonati
Per leggere questo contenuto devi essere abbonato a La Civiltà Cattolica. Scegli subito tra i nostri abbonamenti quello che fa al caso tuo.
Scegli l'abbonamento