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In questo libro il gesuita Mario Imperatori, docente di Teologia dogmatica presso la Sezione San Luigi della Pontificia Facoltà Teologica dell’Italia Meridionale, a Napoli, attraverso un percorso di approfondimento teologico, mira a fare chiarezza sul matrimonio cristiano in un tempo di grande confusione, nella consapevolezza che, più degli altri sacramenti, esso è «posto sulla frontiera tra Chiesa e mondo» (p. 16).
Il libro, strutturato in tre capitoli di diversa ampiezza, inclusi tra una breve Introduzione e una Conclusione, mira a rilanciare l’«importanza teologica della Famiglia di Nazareth proprio in ordine alla trattazione della sacramentalità del matrimonio» (p. 201).
Sebbene il cuore dell’argomentazione si trovi essenzialmente nel terzo capitolo, molto denso, è indubbio che i primi due ne preparino la via, riflettendo sulla dimensione antropologica della distinzione sessuale umana, quale premessa al consenso libero degli sposi (capitolo I), e mostrandone il significato teologico a partire dalla relazione uomo-donna secondo le Scritture (capitolo II).
Seguendo una feconda linea di ricerca, attenta alla dimensione nuziale dell’alleanza tra Dio e il suo popolo, l’A. fa leva sulla distinzione determinante tra «sponsalità» e «nuzialità» e si sofferma sul dato teologico, per nulla irrilevante, del matrimonio tra Maria e Giuseppe, quindi sulla «destabilizzante consumazione nello Spirito dei loro sponsali» (p. 59). Qui si incontrano intuizioni sottili e originali, da cui emerge una verità ancora tutta da vagliare nel contesto di quella cristologia sponsale che è stata recepita quasi esclusivamente dalla tradizione spirituale-mistica, ma che ha il vantaggio di reclamare l’assunzione, nella riflessione credente, del significato teologico-antropologico del corporeo, caratterizzato proprio dalla differenza sessuale. Tale è la consapevolezza di fondo del capitolo III, in cui l’A. tenta «sinteticamente di ricentrare molto di quanto precedentemente detto, focalizzandolo attorno alla dinamica relazione sacramentale che unisce tra loro matrimonio, Chiesa e famiglia» (p. 19).
Molti sono i pregi di un discorso che valorizza in modo speciale il legame tra fede e sacramenti, sulla linea della tradizione ecclesiale, mettendo in luce «il ruolo teologico decisamente di prim’ordine» della Santa Famiglia: luogo in cui il sacramento del matrimonio nello Spirito ha ricevuto la sua forma cristiana. Occorre porre l’accento anzitutto sulla prospettiva teologico-sponsale assunta da p. Imperatori, che fa da sfondo all’intera argomentazione, perché suggerisce la possibilità di una rilettura unitaria del Mistero divino, assai feconda per l’intera teologia e la pastorale. La stessa comprensione sponsale dei sacramenti, e non solo del matrimonio – sebbene ad esso spetti in modo peculiare di essere segno del «Mistero grande» –, appare molto evidente.
A partire da tale orizzonte, si scopre l’urgenza di assumere il dato della differenza sessuale nella riflessione teologica. Già in passato diversi studiosi, tra cui Ignace de la Potterie e Joseph Ratzinger, hanno sottolineato l’importanza di non separare il biologico dall’umano e dal teologico. Soprattutto è da rilevare come una «cristologia anche sessuata», sponsale e filiale al contempo, non solo consenta di comprendere meglio il significato del «maschile singolare che fu Gesù di Nazareth», ma comporta di necessità «il coinvolgimento della particolarissima relazione che lega il Figlio a Maria nello Spirito» (p. 86), pena l’esclusione, inammissibile per la rivelazione, di uno dei due poli dell’unica natura umana assunta dal Verbo. Una tale prospettiva non autorizza neppure a tralasciare l’imprescindibile azione dello Spirito. Ciò significa che alla proposta dell’A. va riconosciuto anche il merito di contemplare la realtà del matrimonio all’interno di una visione marcatamente unitaria del Mistero divino: nota di spicco, in un tempo in cui la stessa teologia accademica avverte l’esigenza di superare la frammentazione creatasi al suo interno.
In definitiva, il presente studio possiede un indubbio spessore teologico, sebbene sia ancora lunga la strada da percorrere nella direzione indicata dall’A., prima di trarne profitto sul piano pastorale. Pertanto, la lettura di questo volume è consigliata non solo agli operatori della pastorale e ai meno esperti, che sono agevolati dalla fluidità di un linguaggio semplice e chiaro, ma anche agli stessi ricercatori, i quali potranno trovare in esso spunti e provocazioni teologiche interessanti.