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Operatore di pace, pluripremiato per il suo impegno in diversi Paesi con riconoscimenti internazionali, l’arcivescovo Vincenzo Paglia richiama l’attenzione sulle conseguenze del crollo dei legami umani, constatabile nelle città e soprattutto nelle periferie delle grandi città, in cui proliferano solitudine, povertà, emarginazione ed esclusione. La globalizzazione ha messo in discussione le forme comunitarie tradizionali, dalla famiglia intesa come istituzione sociale ai partiti storici di massa, alla città. È la società liquida – come la descrive Bauman –, priva di punti di riferimento, in cui la disintegrazione della rete sociale è al tempo stesso il risultato e la condizione della nuova tecnica di potere, della dittatura del mercato priva di una prospettiva antropologica, che considera l’uomo strumento di consumo. Nella società dei consumi e del miraggio della felicità prevale l’individualismo, non c’è spazio per il prossimo, che viene ignorato, oppure, se straniero e povero, fa paura.
L’indebolimento della famiglia – tema su cui l’autore insiste in modo particolare – ha reso la società stessa meno solidale. Il «noi» si apprende in famiglia, che resta unica nella sua capacità di generare relazioni e legami stabili.
Lo sviluppo delle tecnologie digitali e i nuovi media hanno avvicinato gli individui, ma in un «noi» illusorio, perché più virtuale che reale, sostituendo quasi il contatto fisico delle relazioni interpersonali e dando vita a quella che Franzen definisce «solitudine sociale».
Senza voler negare le conquiste importanti di libertà dell’individuo, mons. Paglia mette in guardia dal rischio che esse possano trasformarsi in gabbie di solitudine e di fragilità per il «cittadino globale». Il dominio di una cultura individualista penalizza soprattutto le fasce più deboli, i poveri, che sono al centro del messaggio di papa Francesco, come pure le periferie urbane ed esistenziali, «luoghi emblematici della rassegnazione all’estraneità di Dio e all’insignificanza della fede», e per questo luoghi privilegiati della nuova missione della Chiesa.
Nell’idea di benessere e nelle città dell’Occidente – questa è l’amara constatazione di mons. Paglia – sembra non esserci spazio per i poveri: più che la difesa dei poveri, in questo contesto sembra esserci un tentativo di difendersi dai poveri, anche bloccando gli sbarchi dei migranti verso i Paesi più ricchi.
Nonostante l’analisi molto severa del crollo dei legami umani, le conclusioni di mons. Paglia sono improntate all’ottimismo. La parola «crisi» non va letta in chiave totalmente negativa, perché, come insegna la Bibbia, la fine di un mondo non è la fine del mondo. Costruire una società inclusiva e solidale in cui ci sia posto per il «noi» è possibile. Occorre ricominciare a riedificare i legami sociali. La parola chiave è «fraternità», che vuol dire prossimità, solidarietà, condivisione.
Il concetto di fraternità è patrimonio della tradizione cristiana, ma ha anche una connotazione laica, politico-sociale. È alla base della rivoluzione evangelica di Cristo, come pure della rivoluzione moderna. In quest’ultima, però, la «fraternità» è stata scalzata dalle altre due parole della trilogia – «libertà» e «uguaglianza» –, fondamentali per il riconoscimento della dignità umana, ma, come fa notare l’autore, insufficienti per dare vita a legami di qualità e a una giustizia sociale.
In questa situazione, una visione improntata al senso del bene comune sembra un’utopia. Tuttavia una sfida che si può vincere, riportando al centro il «noi» e ripartendo da un nuovo umanesimo che esalti l’uomo e la sua dignità, secondo l’insegnamento del cristianesimo. È in gioco il destino dell’essere umano.
VINCENZO PAGLIA
Il crollo del noi
Bari, Laterza, 2018, 200, € 15,00.