
La mattina del 24 febbraio 2022 rappresenta nella storia europea un punto di svolta che fa tornare indietro con la memoria agli eventi che portarono alla Seconda guerra mondiale. È pur vero che dal 1945 l’Europa non è mai stata una zona libera da conflitti, perché da allora a oggi il Vecchio continente è stato comunque lacerato da eventi bellici: alcuni episodi legati alla guerra fredda, le rivolte nei Paesi dell’Est, le guerre nei Balcani dopo la caduta della Jugoslavia nel 1991; e poi le guerre russe e la presenza militare nel Caucaso dal 1991 a oggi. Tuttavia, nonostante i numerosi segnali, provenienti dal Cremlino, che preannunciavano un conflitto aperto in Ucraina, quella mattina la maggior parte degli esperti e anche il cittadino medio europeo si sono svegliati di soprassalto, con una paura tremenda di fronte a un evento reale e sconvolgente.
È importante sottolineare che in realtà questa guerra era iniziata otto anni prima, con l’annessione della Crimea e il conflitto in Donbass. Gli europei e il resto del mondo per lo più si erano limitati a chiudere gli occhi davanti alla realtà, continuando a fare affari con la Russia di Putin, stipulando nuovi contratti commerciali e di fatto inchinandosi alla crescita della potenza economica e militare della Federazione russa. È bene ribadirlo: la guerra in Ucraina è iniziata nel 2014.
Un risveglio brutale
La notizia della guerra aperta è arrivata alla gente nei modi più disparati. Alcuni l’hanno appresa da una trasmissione radiofonica o televisiva, altri da Internet, ma molti ne sono venuti a conoscenza tramite telefonate di familiari e amici. È difficile immaginare che cosa abbia provato la popolazione ucraina in quel momento.
Abbiamo intervistato alcune donne ucraine che vivono in Polonia da anni e altre che vi si sono rifugiate dopo lo scoppio del conflitto; le loro testimonianze sono accomunate dalla sensazione di essersi ritrovate all’improvviso a vivere un incubo a occhi aperti[1].
Aleksandra, ad esempio, 23 anni, vive in Polonia dal 2017. Così racconta come ha appreso la terribile notizia: «Quel giorno mi sono alzata alle 5,30. Vivevo alla periferia di Poznań, per cui ci mettevo molto tempo tra andare e tornare dal lavoro. Come al solito, mi sono truccata, mi sono vestita e, subito prima di uscire di casa, sono andata col mio telefono su Internet. Ho aperto Facebook. Le mie mani hanno iniziato a tremare. Volevo assicurarmi che fosse vero, quindi mi sono messa a cercare
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