
Il volto è simbolo della persona e il luogo privilegiato d’incontro. Grazie al volto e alle sue aperture, posso infatti rivolgermi a un altro, instaurando un dialogo, entrando in comunione con lui, intrecciando la mia vita con la sua. Il volto richiede di essere guardato e al tempo stesso desidera osservare. Vedendomi nel volto altrui, sono accolto nella mia singolarità e individualità, mi riconosco, mi consegno. L’essere visto dal volto dell’altro mi sottrae all’anonimato e all’indifferenziazione di un gruppo. Nel momento in cui sono visto sono infatti scelto dall’altro, il quale, vedendomi, fa emergere la sua interiorità, la sua intimità… Nello stare faccia a faccia mi consegno alla sua alterità. Parlare di volto significa dunque parlare di soggettività, di relazione interpersonale[1]. Del mistero che uno è a sé stesso e agli altri…
Tuttavia, è possibile «vedere» il volto di Dio? Questo interrogativo attraversa la storia dell’Occidente. Certo, per la fede ebraica, la Torah non ammette immagini e tanto meno rappresentazioni di Dio[2]. Per la fede cristiana, invece, Dio si è reso visibile. Se infatti Dio s’incarna nella storia assumendo una forma umana in Cristo, può essere finalmente rappresentato. Tutti coloro che hanno vissuto con lui l’hanno visto, toccato e abbracciato, gli hanno parlato. Egli è dunque rappresentabile. Nel volto di quell’uomo noi vediamo quello del Padre, dice il Prologo di Giovanni (cfr Gv 1,18). Il Dio inafferrabile e innominabile si è rivelato in un volto umano, si è reso visibile nell’umanità di un uomo. In Gesù trova compimento il desiderio umano più profondo, tante volte cantato dal salmista: «Il mio cuore ripete il tuo invito: “Cercate il mio volto!”. Il tuo volto, Signore, io cerco» (Sal 27,8). Nessuno può raffigurare il volto di Dio se non in quel volto che Gesù ha assunto, manifestandolo all’intera umanità. Attraverso l’immagine è dunque possibile tramandare e prolungare l’esperienza dei primi discepoli. Nella storia dell’Occidente e dell’Oriente cristiani, il volto di Cristo sarà la fonte ispiratrice per sondare il mistero del volto umano. Siamo alle origini del soggetto moderno.
Le Catacombe di Commodilla: Cristo ha un volto
Tuttavia nei primi secoli non si rappresenta il volto di Cristo, ma si preferisce mettere in scena il mistero cristiano attraverso simboli come il pesce, l’ancora, la nave, l’agnello ecc. Ma già sul finire del IV secolo, queste immagini simboliche cominciano a lasciare il posto a veri e propri ritratti di Cristo. Così, un affresco delle Catacombe
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