|
Percorrendo le oltre 500 pagine di questo volume ci si rende conto di come l’intera lunga vita del card. Noè sia stata dedicata alla liturgia, in compiti di responsabilità sempre più alta, tanto che abbiamo fra le mani un contributo prezioso per la storia della liturgia prima, durante e dopo la riforma del Concilio Vaticano II. L’A., gesuita, professore di liturgia e poi officiale e capoufficio della Congregazione per i sacramenti e il culto divino, conosce molto bene la vita e l’opera del card. Noè, avendo collaborato per diversi decenni con lui e avendone ora ripercorso meticolosamente le numerose omelie e conferenze e i molti articoli pubblicati.
Il percorso del card. Noè è lineare: la fanciullezza nella provincia pavese; l’ingresso a 10 anni nel seminario minore; gli studi, in cui già si accosta con interesse alla liturgia; l’ordinazione a 22 anni; l’entusiasmo per l’enciclica Mediator Dei (1947) e la riforma del Triduo pasquale (1951) di Pio XII; la laurea in Storia ecclesiastica alla Gregoriana, a Roma, vivendo al Seminario Lombardo, dove avvengono i primi incontri con mons. Montini. Di ritorno a Pavia, don Virgilio insegna in seminario e svolge diversi ministeri; ma fin dall’inizio, nei primi anni Cinquanta, è membro della Commissione diocesana di liturgia e partecipa alle Settimane liturgiche nazionali, dove incontra il card. Lercaro e molti altri liturgisti.
Mons. Noè è protagonista del rinnovamento della pastorale liturgica nella sua diocesi fino al tempo del Concilio e dell’approvazione della costituzione sulla Sacra Liturgia (1963). Non a caso già nel 1964 viene chiamato a Roma per essere segretario del Centro di azione liturgica nazionale e poi membro della Commissione episcopale italiana per la liturgia, proprio nella fase impegnativa dell’avvio dell’attuazione della riforma liturgica conciliare. La fiducia che mons. Noè si era già guadagnata da parte di Paolo VI si manifesta nel 1968 con la sua nomina a segretario della Commissione per la revisione delle cerimonie papali, e l’anno seguente a sottosegretario della nuova Congregazione del culto divino. Nel 1970 segue poi la nomina a maestro delle Cerimonie pontificie.
In questo modo mons. Noè lavora non solo sui testi, ma anche sullo svolgimento concreto dei riti rinnovati, che il Papa stesso si impegna a celebrare in forma esemplare; opera per la loro semplificazione, per la chiarezza dei loro significati, per la partecipazione attiva dei fedeli. Tutto ciò con un senso pastorale fine e profondo, interpretando al meglio la volontà e la sensibilità di Paolo VI. Egli sarà il suo cerimoniere sino alla fine del suo pontificato, continuando a farlo poi anche agli inizi di quello di Giovanni Paolo II.
Ma non bisogna dimenticare che mons. Noè svolge al tempo stesso un ruolo cruciale nei Dicasteri preposti all’attuazione della riforma liturgica nella Chiesa universale (Dicasteri del culto divino, e poi dei sacramenti e culto divino), diventando nel 1982 arcivescovo segretario.
La minuziosa enumerazione e descrizione fatta da p. Lessi dei problemi affrontati, dei testi e documenti ufficiali pubblicati in quei lunghi anni di lavoro, fino al 1989, è davvero impressionante. Studio indefesso, competenza e attenzione, capacità di organizzazione del lavoro dei collaboratori e dei molti esperti, chiarezza di visione dei compiti e dei fini, costanza e pazienza indefettibili. L’A. non si esime dal toccare, quando necessario, anche i problemi di collaborazione di mons. Noè con gli altri principali «attori del dramma» della riforma liturgica e suoi superiori – ad esempio, con mons. Annibale Bugnini o con il card. Paul Augustin Mayer –, ma la continuità e la coerenza dell’impegno di mons. Noè, come pure il suo spirito di dedizione totale al servizio della Chiesa, risaltano luminosi dall’insieme della narrazione.
Nel 1989 egli viene nominato coadiutore del cardinale arciprete della Basilica di San Pietro, l’ormai anziano Aurelio Sabattani, e il 28 giugno 1991 è creato cardinale e diviene a pieno titolo arciprete della Basilica e vicario generale per lo Stato della Città del Vaticano. Egli conosceva già molto bene la Basilica ed era profondamente legato ad essa, fin dagli anni in cui vi era stato maestro delle Cerimonie pontificie. Non stupisce quindi il suo impegno indefesso per la cura di questo ambiente. Anche in questo campo, la quantità e qualità delle attività svolte dal card. Noè suscitano ammirazione.
Dal 2002, compiuti gli 80 anni e lasciati gli incarichi, il cardinale vive piuttosto ritirato, in clima di preghiera. Ma la sua nobiltà d’animo e il suo spirito di devozione e servizio per il Papa si manifestano ancora una volta quando suoi amici ed estimatori gli chiedono di esprimersi a proposito del discusso «motu proprio» Summorum Pontificum di Benedetto XVI, sulla possibilità di celebrazione della Messa con il «rito straordinario» in uso prima della riforma liturgica di Paolo VI. Egli oppone un chiaro rifiuto. Certo, la sintonia con Paolo VI è rimasta caratteristica in tutta la sua vita, e ne era segno commovente la fedeltà con cui continuava a curare ogni anno la celebrazione del 6 agosto in San Pietro, nell’anniversario della morte di quel santo Pontefice.
Non abbiamo accennato ai problemi del canto e della musica sacra. Se consideriamo anche questi, possiamo dire che la vita e l’opera del card. Noè, con il lavoro sui testi, sullo svolgimento delle celebrazioni, sui luoghi sacri e sulla pastorale per la partecipazione dei fedeli, spaziano con autorevolezza su tutti gli aspetti della liturgia cattolica, attraverso l’intero periodo della preparazione e dell’attuazione della riforma conciliare, tanto da renderlo un suo vero protagonista. In questo senso è giusto considerarlo non solo un «cultore», ma soprattutto un «maestro» della liturgia, come ben dice il titolo del volume.