Viviamo un tempo in cui conta il numero dei palchi calpestati, delle targhe accettate e degli applausi ricevuti. Apparire per esistere: sui giornali, in televisione, sui social(Instagram, Twitter, Facebook, TikTok). A questa legge pare non sfuggire neppure il pur nobile mondo della letteratura, e così l’anno è scandito dal calendario dei premi, noti, notissimi, di nicchia, molti sconosciuti ai non addetti ai lavori: vi sono quelli nazionali, gli internazionali, quelli a carattere locale, alcuni con nomi semplici, altri con nomi reboanti, auree nobili e ascendenze ottocentesche.
Questo mondo, con i suoi nobili statuti e le sue norme implicite, gli slanci ideali e i compromessi economici tra case editoriali, è una deliziosa fonte di ispirazione per i racconti raccolti in Tutti i nostri premi, di Autori vari1[1]. Occasione ghiotta offerta da questa giovane e interessante casa editrice romana, nata nel 2016 e fin dalla nascita orgogliosamente fedele all’intuizione che l’ha originata, che il racconto sia una forma del narrare contemporaneo e non un genere letterario; da qui, la scelta di pubblicare solo racconti, che rende questa casa editrice unica nel panorama editoriale italiano.
Quale occasione migliore di parlare del mondo dei premi letterari se non affidandosi alla voce e alla penna di 23 scrittori che quel mondo lo conoscono dall’interno? Nasce così questo volume, con alcuni nomi molto noti, altri conosciuti solo da un pubblico più raffinato, e almeno un paio di esordienti assoluti. Sono racconti quasi tutti inediti, scritti proprio per questa occasione. Ne è derivato un mondo variegato di scritture e stili, toni e colori diversi tra loro, tutti uniti dal tema del «premio». Ciascun autore ha scelto un suo personale approccio, e nella varietà la raccolta è una lettura molto interessante per scoprire la voce di narratori e narratrici italiani che appartengono alla generazione X. Molti degli autori sono nati infatti negli anni Settanta. Ci sembra che proprio la ricchezza e la varietà costituiscano uno dei punti di forza di questa antologia.
La copertina del volume.
Veronica Raimo con «Il premio generosità» crea un mondo deamicisiano nel quale nessuno è innocente e tutti sono colpevoli. Giulio Mozzi con «Solo a me stesso» irride al mondo dei premi, presentando in luce sulfurea due sorelle gemelle, ex insegnanti di liceo, che vivono della pensione e soprattutto della partecipazione sistematica, scientifica e pianificata ai premi letterari. Alcuni scelgono forme provocatorie. Vi è il finale splatter di «Claughio» di Alessandro Gori e quello espressionista
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