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Questo libro rappresenta il primo volume relativo al progetto «Poesia trilingue», un lavoro dedicato alla traduzione della poesia femminile italiana in portoghese e spagnolo. A questo primo volume, imperniato sulla poetica e sul linguaggio del Canzoniere per Giulio di Daria Menicanti (opera pubblicata postuma, nel 2004, da Manni Editori, San Cesario di Lecce), seguirà un secondo che riguarderà le poesie di un’altra poetessa lombarda del Novecento, Antonia Pozzi. L’editore Valore Italiano si è assunto questo compito di propulsione e mediazione linguistica, inteso non solo a diffondere materiale di studio, ma ancor più ad «ampliare e innovare le condizioni di conoscenza e di presenza di italianità nel dibattito culturale dei tre Paesi cui si dedica questo lavoro» (p. 12). Il compito ostico, tortuoso, ma ancor più creativo della traduzione è stato adempiuto da docenti/traduttrici di due università brasiliane, di una argentina, del Centro Internazionale Insubrico «Carlo Cattaneo» e «Giulio Preti» dell’Università di Varese.
In questa opera si riscopre la singolare e squisita qualità del salto e del dialogo fra l’originale (il testo italiano) e la copia (la relativa traduzione), che si avverte nello scandire il verso con differenti tonalità e ritmi di respiro. Daria Menicanti (1914-95) usa le pause, la mesta e nitida sonorità fra le parole per scandire la melanconica distanza che la separa dal suo «cattivo demone» (il cacodèmone), Giulio Preti. Lei, «grillo», saltella e richiama squisitamente le figure di un tempo, quando Preti riempiva con la sua genialità e onnipresenza il campo del suo immaginario femminile.
Il libro è costituito da quattro sezioni, sempre nelle tre lingue sopraindicate: Sergio Colella introduce il progetto editoriale e le sfide nel tradurre Menicanti; Fabio Minazzi lumeggia il tempo milanese dell’A.; e Preti, il «decanto del vissuto», ove il legno della casa, sita in via Vitruvio 9, portava ancora il sapore che l’evento delle cose lì accadute avevano depositato («Di te resta sospeso nelle stanze / un leggero sospiro di tabacco / francese», p. 103; «Ancora scrivi, ancora chiedi cosa / n’è della Daria, se la casa è quella / di sempre, luce e umori», p. 97). Seguono pagine della stessa poetessa relative a Vita con Giulio, dove si gusta una fresca e veritiera – ma quanto amabile! – immagine del profilo umano e intellettuale di Preti, una mente pura e logica dalla possanza demonica, vero kakos daimon distruttore; e lei, Daria, con mestizia e ironia sottolinea: «Io ero una donna. Non potevo capire» (cfr pp. 67; 69).
Giulio Preti (1911-72) è stato un originale filosofo (frutto anche della «Scuola Banfi» a Milano, frequentata anche dall’A.) dalla mente acuta e tagliente quanto intransigente nelle sue scelte accademiche e politiche. Daria e Giulio furono coniugi dal 1937 al 1954 e, anche dopo la separazione, non s’interruppe mai quel flusso taciuto e pur vissuto dell’originaria elezione d’amore (si veda Giulio, l’ultima amara, ma anche volutamente dolce, composizione del Canzoniere). La nebbia si addensò sulla memoria di Daria dopo il 1968, periodo terribile per la psiche del cacodèmone, che cadde lentamente in un «infelicissimo tramonto» (lancinante è il realismo presente in Non dire [p. 125]). Tuttavia il lettore sente che l’Epigramma per due è un ostinato quanto eclatante canto d’amore: «La morte giocò a lungo a rimpiattino / tra noi due. Poi ad un tratto – così dicono – / scelse il migliore» (p. 124).
Dopo queste pagine dedicate alla figura di Preti, si aprono le composizioni poetiche, diverse nel respiro, offerte dal variato linguaggio del Canzoniere per Giulio. Si tratta di 30 composizioni, brevi e intense: ritratti di una familiare galleria relativa alla policromia della cangiante personalità del filosofo. Il cesello dell’A. ha lumeggiato il testo italiano, con le ondulazioni di una mente ancora amante, ma difesa ora dalla lontananza, e quindi più pura. Su questo campo testuale, dove la visione di Daria si assomma al suo sorriso discreto, si apre il tentativo del progetto «Poesie trilingue». Questa opera ha certamente prodotto un ottimo risultato sul dialogo intertestuale scaturito da una poetica italiana femminile.