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La riforma del processo canonico per le cause di dichiarazione di nullità matrimoniale, attuata da papa Francesco nell’agosto del 2015, ha provocato indubbiamente una vera e propria «rivoluzione» in questo ambito, e la sua accoglienza si è spesso polarizzata tra entusiasti sostenitori e perplessi contestatori. Ecco perché quest’opera di don Gianluca Belfiore ha il merito di cercare di presentare la problematica in modo oggettivo, dando una lettura della riforma processuale insieme chiara e completa.
Il volume è diviso in cinque capitoli: 1. «La riforma dei processi nel dibattito precedente il motu proprio di papa Francesco»; 2. «La riforma di papa Francesco: aspetti generali e normativa applicabile alla generalità dei processi»; 3. «La riforma del processo ordinario di nullità matrimoniale»; 4. «Il processo più breve davanti al vescovo»; 5. «La riforma di papa Francesco e i tribunali regionali». Qui ci limitiamo a segnalare soltanto alcuni aspetti di questo studio.
Nel primo capitolo l’A. illustra il percorso pre-sinodale e sinodale che ha fatto maturare nel Papa la decisione di dare alla Chiesa una nuova normativa in materia. Belfiore è consapevole che la riforma processuale non costituisce «la» soluzione per quelle che il Papa chiama «famiglie ferite» (Amoris laetitia [AL], n. 79); d’altra parte, la considera come uno di quei passi che una Chiesa «missionaria, in uscita, in prossimità» (AL 230) deve compiere per piegarsi «verso la pecorella smarrita e piagata» (Giovanni Paolo II, Allocuzione alla Rota Romana, 17 gennaio 1998).
Il secondo capitolo tratta delle norme applicabili alla generalità dei processi; il terzo, delle nuove norme circa il processo ordinario; il quarto, del nuovo processus brevior; nel quinto, infine, viene presentata la questione relativa alla nuova organizzazione territoriale dei tribunali, specie con riferimento alla situazione della Chiesa in Italia e al dibattito circa la sorte dei tribunali regionali istituiti con il motu proprio di Pio XI Qua cura (1938).
Il tema della diocesanità nell’amministrazione della giustizia matrimoniale sta particolarmente a cuore all’A., il quale afferma: «È il Pastore proprio del gregge che si prende cura delle sue pecorelle, specie di quelle ferite […]. La dimensione diocesana è anche la dimensione propria dell’accompagnamento pastorale delle coppie ferite, che deve essere “comprensivo, vicino, realistico, incarnato” (AL 234). […]. Come il discernimento delle situazioni dette “irregolari” spetta ai Vescovi e ai presbiteri loro collaboratori (AL 296-312), così anche il giudizio sulla verità del vincolo deve essere fatto in Diocesi» (pp. 167 s).
Belfiore prende in considerazione pure la nuova «geografia» dei tribunali. Spiega che la riforma non ha voluto demolire i tribunali regionali in Italia, ma senza dubbio ha voluto consentire ai vescovi di recedere liberamente da tali strutture per esercitare in diocesi un munus legato al loro mandato di pastori. Non sfugge all’A. che dar luogo a tale disegno esige che i vescovi investano nella formazione di operatori dei tribunali che abbiano le competenze necessarie per svolgere con perizia i vari ruoli implicati nell’amministrazione della giustizia matrimoniale.
Questo studio di Belfiore, pubblicato all’inizio del 2017, risulta essere il primo commentario monografico apparso in lingua italiana del motu proprio di papa Francesco Mitis Iudex Dominus Iesus (2015). Oggi alcuni passaggi meriterebbero ulteriori approfondimenti: per esempio, tutta la tematica relativa ai mezzi di gravame; in altri l’A. sembra essere stato lungimirante, quasi prevedendo alcune affermazione di papa Francesco nel discorso ai partecipanti al Corso promosso dal Tribunale della Rota Romana (25 novembre 2017): per esempio, che i due motu proprio «sono espressione di un metodo sinodale, sono l’approdo di un serio cammino sinodale» (cfr I capitolo della monografia); che «la figura del Vescovo-diocesano-giudice è l’architrave, il principio costitutivo e l’elemento discriminante dell’intero processo breviore, istituito dai due Motu proprio» (cfr IV capitolo della monografia); che la pronuncia della sentenza nel processo più breve non è delegabile (cfr p. 97); che «affidare l’intero processo breviore al tribunale interdiocesano (sia del viciniore che di più diocesi) porterebbe a snaturare e ridurre la figura del Vescovo padre, capo e giudice dei suoi fedeli a mero firmatario della sentenza» (cfr pp. 121-125).
GIANLUCA BELFIORE
I processi di nullità matrimoniale nella riforma di Papa Francesco
Catania – Troina, Studio Teologico S. Paolo – Grafiser, 2017, IV-190, € 25,00.