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Libri
I figli dei nemici di Enrico Paventi

I figli dei nemici

Quaderno 4077 - pag. 299 - 300

6 Maggio 2020


È difficile crederlo, ma nell’Europa del primo dopoguerra si moriva di fame. Solo in Germania, il numero dei decessi per denutrizione venne stimato, nel 1919, intorno alle 700.000 unità. La popolazione civile era allo stremo; i bambini, che ne costituivano ovviamente la parte più debole, avevano pochissime probabilità di sopravvivere. Le madri, dal canto loro, arrivavano a uccidere i figli ai quali non riuscivano a dare da mangiare, gli anziani si lasciavano morire, mentre i ragazzi, quando non erano più in grado di sopportare i morsi della fame, si toglievano la vita. Il primo conflitto mondiale era terminato appena da qualche mese: il blocco degli aiuti alimentari imposto dalle potenze vincitrici nei confronti dei Paesi dell’Europa centrale continuava però a essere in vigore per indurre questi ultimi ad accettare una resa così severa da annientare ogni loro velleità di rivincita.

In un contesto del genere, ci fu tuttavia qualcuno che si mobilitò, animato dall’intenzione di aiutare le popolazioni che stavano pagando tanto duramente la sconfitta e, in particolare, di fare pressione sul governo britannico perché sbloccasse le forniture di beni alimentari destinate in primo luogo all’Austria e alla Germania. Risale infatti al gennaio di quello stesso 1919 la fondazione del Fight the Famine Council, un comitato che, formato in prevalenza da donne e operando alla stregua di un piccolo gruppo di pressione, si proponeva di diffondere informazioni sulle condizioni nelle quali versavano le comunità civili delle nazioni sconfitte e di mitigarne le sofferenze. L’organizzazione, che appariva inoltre caratterizzata da un profilo politico radicale, era nata grazie soprattutto all’impegno di una giovane insegnante, Eglantyne Jebb (1876-1928), l’attivista che, di lì a qualche mese, avrebbe contribuito a dare vita al Save the Children Fund, un fondo di soccorso – volto a occuparsi esclusivamente della lotta alla denutrizione – che avrebbe dovuto costituire un’iniziativa a breve termine.

Certo, nell’Inghilterra che piangeva la perdita di mezzo milione di caduti sotto i trent’anni non sarebbe stato facile scalfire il muro di aperta ostilità o di indifferenza che era stato eretto, durante i lunghi e dolorosi anni del conflitto, nei confronti degli Imperi centrali. A Londra, insomma, si intendeva pensare agli orfani e alle numerosissime vedove inglesi: non si riteneva affatto che quello fosse il momento per preoccuparsi dei nemici di un tempo e dei loro figli. Eglantyne Jebb non ebbe tuttavia alcun timore di sfidare lo spietato risentimento e l’esasperato patriottismo dai quali si sentiva circondata, giacché aveva maturato questa ferma convinzione: «Le donne sono in grado di cambiare l’intero corso della storia del mondo» (p. 150).

Raffaela Milano ricostruisce le vicende dell’attivista britannica utilizzando una quantità di materiali inediti: lettere, diari, documenti, e persino il giornalino della famiglia Jebb. Riesce così a raccontare in maniera efficace e circostanziata – inserendole nel contesto della storia europea dei primi decenni del Novecento – la formazione, le frequentazioni e le molteplici iniziative di Eglantyne, che lei definisce una «rivoluzionaria». Si tratta di una personalità lungimirante e volitiva, capace cioè di mettere in dubbio molte certezze, ritenute indiscutibili dai suoi contemporanei, in nome di un solo obiettivo: salvare il massimo numero possibile di bimbi. Occorre sottolineare come, nel 1924, lei si sia rivelata capace di gettare le basi della «Dichiarazione dei diritti del fanciullo»: un testo solenne che ha creato un ponte tra l’azione umanitaria e l’affermazione di alcuni nuovi diritti.

E oggi? Risale al maggio del 2018 la denuncia delle Nazioni Unite, che hanno constatato come affamare il nemico e privarlo delle medicine continui a costituire una strategia bellica. I casi del Sud Sudan, dello Yemen, della Nigeria, e della Siria sono purtroppo assai noti e ben documentati. Ebbe a notare, a suo tempo, Eglantyne Jebb: «Ogni guerra […] è sempre una guerra contro i bambini» (p. 75). Un’osservazione che, purtroppo, resta drammaticamente attuale.

RAFFAELA MILANO
I figli dei nemici. Eglantyne Jebb. Storia della rivoluzionaria che fondò «Save the Children»
Milano, Rizzoli, 2019, 238, € 19,00.


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