GLOBAL AFRICA
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Questo libro, scritto da Mario Giro, già viceministro degli Esteri, membro della Comunità di Sant’Egidio e docente di Storia delle relazioni internazionali all’Università per Stranieri di Perugia, è un manifesto di sociologia e geopolitica africana e, al tempo stesso, uno studio sul fenomeno delle migrazioni e della globalizzazione nel continente nero.
L’autore esordisce affermando che «l’Africa è già cambiata e non ce ne siamo accorti» (p. 11). Il popolo africano, a motivo soprattutto della colonizzazione da parte degli europei, ha sviluppato, nei confronti dell’Europa, una sorta di odi et amo. D’altra parte, gli europei considerano questo continente diverso dagli altri e «speciale», dando a tale termine un’accezione in genere negativa. Ma se gli europei, nella maggior parte dei casi, guardano con timore e disprezzo il migrante, quest’ultimo invece vive la traversata del Mediterraneo come «un’“avventura” nell’oceano globalizzato e burrascoso delle relazioni internazionali» (ivi).
Nell’Introduzione Giro mostra che questo modo di concepire la migrazione è il risultato di uno scontro tra la generazione degli anziani e quella dei giovani («il vecchio che resiste e il nuovo che si afferma», p. 14). Oggi anche nel continente africano si vive l’epoca dell’individualismo e della globalizzazione. Per i giovani, «la scelta è tra diventare un individuo o restare nessuno, schiacciato dall’autoritarismo degli “anziani”. L’altra alternativa sarebbe prendere le armi, come bandito, jihadista o ribelle» (p. 22).
Nel primo capitolo l’autore mette in risalto alcune situazioni che si sono verificate recentemente in Africa: la mancanza di un vero dialogo con l’Europa e l’Occidente, con il conseguente avanzare della presenza dei cinesi nel continente nero; inoltre l’interesse da parte di alcune reti radicali e terroristiche per certe zone dell’Africa. L’africano oggi assiste a una vera e propria competizione tra modelli: il dirompente cinese, quello del cosiddetto «islam nero», che conta sui 300 milioni di adepti, e l’adesione alla «teologia della prosperità», predicata dai movimenti pentecostali e neo-evangelici.
Nel secondo capitolo Giro considera il cambiamento antropologico che è avvenuto recentemente in Africa e che è caratterizzato da quella che egli chiama la «rivoluzione dell’io» (p. 45).
Il terzo capitolo tratta dei «giovani africani». Anche il continente nero ha conosciuto un movimento sessantottino. «In società gerontocratiche come quelle africane, fu la prima volta che la gioventù sentì di avere una propria identità, anche transnazionale» (p. 62). Questi movimenti furono visti con diffidenza dai regimi e anche repressi duramente, ma in alcuni casi furono così forti da determinare la caduta dei regimi filo-occidentali, come quello del Madagascar nel 1972.
Nel quarto capitolo l’autore analizza il fenomeno dei «signori della guerra», che ha avuto origine in Liberia nel 1989: si tratta di poteri alternativi allo Stato, gruppi criminali che si sostituiscono alle istituzioni, movimenti violenti che scatenano guerre. Basterebbe pensare ai 250.000 morti della guerra in Liberia e alle 80.000 vittime di quella in Sierra Leone.
Nel quinto capitolo Giro pone l’accento sul ruolo svolto dalle religioni in Africa. C’è un risveglio religioso dovuto ai «profeti» pentecostali, che attraggono il popolo con la promessa di prosperità e di guarigioni. Il cristianesimo ha avuto una notevole espansione in Africa, soprattutto come conseguenza di una lunga storia di evangelizzazione del continente sub-sahariano, della quale sono state protagoniste la Chiesa cattolica e quella protestante, e per il processo d’inculturazione che è stato favorito dagli ultimi Papi.
Nell’ultimo capitolo l’autore osserva come un evento in parte rimosso, come quello della schiavitù, ha ancora delle conseguenze nel popolo africano. Il tema della «post-schiavitù» è ancora attuale, non solo perché lo schiavismo è tollerato in alcuni Paesi come Sudan, Mauritania e Niger, ma per due fattori che lo rendono attuale: la sua metamorfosi in «servitù» o relazioni sociali subordinate, e la questione dei «discendenti degli schiavi».
Giro conclude il volume sottolineando l’identità degli africani, al di là di tutti gli oltraggi e i saccheggi che hanno subìto con il colonialismo, e la loro particolare resilienza, che li porterà a superare anche l’attuale intolleranza antimigratoria degli occidentali. Essi «continueranno a venire, silenziosi e caparbi, e rappresenteranno l’“altro” in mezzo a noi […]. Di fronte a ciò, l’unico atteggiamento valido da tenere è il rispetto».
MARIO GIRO
Global Africa
Milano, Guerini e Associati, 2019, 176, € 17,50.