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«E Dio creò l’uomo a sua immagine; […] maschio e femmina li creò» (Gen 1,27). Fin dai primi passi del racconto biblico donna e uomo vengono legati alla figura divina, nella loro differenza come pure nella loro uguaglianza. Ed è proprio tale nucleo, tra diversità e uguaglianza, che l’A. in questo copioso saggio si pone l’obiettivo di prendere in esame. Attraverso un’attenta metodologia teologica, egli indaga la relazione tra le due figure all’interno della realtà ecclesiale e della società. Rispetto alla riflessione teologica classica, il fondamento su cui poggia la sua ricerca non ricade su una definizione della differenza sessuale ricavata dai primi capitoli del racconto genesiaco, ma su quell’elemento fondativo e fondamentale per l’esperienza cristiana che è l’uguaglianza battesimale. Tale principio riconosce ai singoli l’autorità del parlare di sé all’interno della comunità ecclesiale.
Il volume ha una struttura tripartita. La prima sezione ricostruisce le trasformazioni della società occidentale negli ultimi due secoli, illustrando i vari movimenti femministi che si sono succeduti e le istanze che hanno fatto affiorare. Vengono prese poi in considerazione l’antropologia cristiana classica e la riflessione su maschile e femminile che ha avuto luogo all’interno del Concilio Vaticano II. Attraverso questo status quaestionis vengono evocate, da un lato, la «voce delle donne», che oggi come ieri invoca un maggiore riconoscimento e uguaglianza sia all’interno della Chiesa sia nella società e, dall’altro, la «voce della Chiesa».
Se la relazione maschio-femmina e la pari dignità spirituale sono riscontrabili dalla letteratura patristica fino ad oggi, costruire l’idea di umano a partire dai princìpi della differenza sessuale e dell’uguaglianza battesimale sembra essere un percorso non ancora intrapreso, ma che potrebbe rivelare una forma di uguaglianza che non comporta la subordinazione. Nello specifico, sono tre le acquisizioni fondamentali della prima parte: la richiesta di emancipazione e di riconoscimento del ruolo femminile che scuote la Chiesa al suo interno; la risoluzione della problematica che deve partire dal reale e deve trovare una risposta comune e condivisa; risoluzione che va rinvenuta nel messaggio originario del cristianesimo, all’interno della sua storia e delle sue radici, perché «la forza che libera le donne è intrinseca al cristianesimo» (p. 244).
Alla prima parte, che manifesta le richieste e le sfide rivolte alla Chiesa contemporanea dalle donne, risponde la seconda sezione del volume che, attraverso un articolato percorso biblico, elabora una teologia dell’uguaglianza battesimale fondata sul rapporto che Gesù intratteneva con le donne e gli uomini che incontrava. Ciò al fine di ripensare la differenza sessuale alla luce delle istanze cristologiche ed escatologiche.
Di particolare interesse risulta la lettura delle lettere paoline, che mostra come in esse non si parli molto della differenza sessuale se non in termini di carisma. Non è infatti possibile ritrovare in questi testi l’attribuzione di un ruolo comunitario a partire dal dato della sessualità biologica. Il fulcro della riflessione paolina sulla differenza di genere (cfr Gal 3,28; 1 Cor 7,17-24) è che non vi è una differenza rispetto alla ricezione della grazia, e di conseguenza questa può essere intesa come un carisma liberamente esercitato allo scopo dell’edificazione del Corpo di Cristo. Detto altrimenti, ciò che fa la differenza non è il fatto di essere donne o uomini, ma la fede. Nella conclusione di questa sezione, l’A. fa notare come sia nel canone anticotestamentario sia in quello neotestamentario la differenza sessuale venga intesa come una forma della relazionalità umana che si esprime attraverso la libertà della storia e delle biografie.
La parte conclusiva del volume si presenta con un carattere propositivo, al fine di costruire un’antropologia e un’ecclesiologia inclusive. Ci sono due poli: da un lato, la voce delle donne; dall’altro, un’antropologia sessuale di matrice classica, che prevede una pari dignità spirituale, ma una subordinazione naturale. L’uguaglianza battesimale viene proposta come strumento per valorizzare i carismi, la ministerialità e la sinodalità a partire dall’immagine di una Chiesa in uscita, e in questo modo porterebbe a un maggiore riconoscimento del ruolo del femminile all’interno della realtà ecclesiale.