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Che cos’è la verità?». È una domanda che nell’era della post-verità si è fatta imbarazzante e viene a volte elusa o rimossa. Affronta questo tema Sviatoslav Shevchuk, arcivescovo maggiore della Chiesa greco-cattolica ucraina e massima autorità ecclesiastica cattolica dell’Europa dell’Est, in un dialogo quasi di stampo socratico sulla verità attraverso le virtù teologali e nella storia. Il suo interlocutore è Paolo Asolan, professore presso la Pontificia Università Lateranense e incaricato della formazione permanente del clero della diocesi di Roma.
L’irrinunciabile ricerca della verità non può avvenire soltanto tramite le speculazioni filosofiche: anzitutto si tratta di un’esperienza, di una scelta di vita, che può condurre alla sofferenza, o addirittura al martirio. La Chiesa ucraina porta in sé, come deposito di fede, la comunione con Roma e «la memoria della Chiesa indivisa» (p. 219). Come sottolinea il card. Schönborn nella prefazione, essa «ha partecipato in maniera singolare, nel corso del passato secolo XX, al mistero pasquale di Cristo, proprio in termini di morte e di risurrezione. La sua testimonianza è dunque quella di chi ha sfidato la morte, la menzogna, la violenza capace di annientamento, l’ateismo eretto a sistema sociale e culturale, uscendone risorta» (p. 6).
Che cosa può dire la Chiesa dell’Ucraina, «terra di scontro», già segnata, nella storia passata e presente, da rivoluzioni, guerre e carestie? «Questi dialoghi nascono dall’ipotesi – tutta da verificare – che la Chiesa ucraina greco-cattolica abbia ancora intatta e disponibile una riserva della verità non perdutasi nella prova della persecuzione e neppure smarritasi nei labirinti dei sofismi occidentali» (p. 13). In questa esperienza la Chiesa occidentale può trovare interessanti spunti di riflessione.
Shevchuk sottoscrive l’espressione «la Chiesa è un ospedale da campo» (p. 66) e affronta vari temi, emersi nei dibattiti suscitati dalla conversione pastorale impressa da papa Francesco: preti sposati, emigrazioni, sinodalità e inculturazione, osservando che la «relatività delle culture non comporta la relatività dell’uomo» (p. 241), perché la dimensione umana trascende le varie culture.
Il libro è un tentativo di trovare il giusto linguaggio per aiutare il lettore a giungere alla fonte della verità, che è Cristo, offrendo risposte chiare e mai ovvie su temi cruciali, perché si possa dare un senso alla testimonianza cristiana.
SVIATOSLAV SHEVCHUK – PAOLO ASOLAN
Dimmi la verità. Dialoghi sul senso della vita
Siena, Cantagalli, 2018, 248, € 18,00.