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Credere per scommessa di Valentina Pelliccia

Credere per scommessa

Quaderno 4048 - pag. 405 - 407

14 Febbraio 2019


Lo studio del filosofo Roberto Timossi verte sulla comprensione dell’uso apologetico della scommessa e del calcolo delle probabilità nell’argument du pari di Blaise Pascal. Tale argomento si presenta unico nel genere delle riflessioni sull’esistenza di Dio per l’assenso alla fede cristiana. Per questo l’autore ricerca sia le ragioni matematiche, metafisiche e teologiche che possono giustificare l’originale scelta del pari di Pascal, sia le esigenze storico-culturali che hanno, in diversi modi, posto le condizioni affinché si presentasse un tale argomento.

Timossi si sofferma con particolare attenzione sulla situazione religiosa e sulle questioni filosofiche del tempo di Pascal. Infatti, l’opera apologetica del pensatore francese era stata concepita per richiamare l’attenzione di uomini – come i libertins érudits – che riconoscevano come valide solo le certezze dell’esprit de géométrie e confinavano la ragione entro i limiti indicati dal razionalismo cartesiano. Per loro, che negavano la validità delle dimostrazioni dell’esistenza di Dio, l’argument du pari doveva essere reso razionalmente plausibile e capace di porli dinanzi all’imprescindibilità di dover scommettere. Infatti, sia che si mostrassero deisti, sia atei o agnostici, i libertins assumevano fondamentalmente una posizione negativa rispetto all’affermazione dell’esistenza di Dio come veniva indicata dalla fede cristiana, e argomentavano, in modo diverso, contro la possibile validità scientifica delle prove metafisiche fino allora elaborate.

Con l’argument du pari Pascal richiamava l’attenzione dei suoi contemporanei, in quanto il pari utilizzava un linguaggio che era a loro comune e che quindi essi non potevano rifiutarsi di ascoltare, dicendo di non riuscire a capirlo perché fallace per la ragione. Alla presentazione del pari, essi non potevano più astenersi dal rischio di dover puntare per l’una o per l’altra alternativa e, soprattutto, non potevano esimersi dal fatto di dover riesaminare la fede cristiana. Per questo, affinché nel clima culturale del tempo venisse ripreso in considerazione il tema della conoscenza razionale dell’esistenza di Dio, Pascal scelse la matematica come ambito per affrontarlo e utilizzò la logica e il linguaggio del calcolo delle probabilità per argomentarlo.

Il gioco d’azzardo era praticato anche dagli intellettuali del tempo, compreso Pascal, il quale, grazie ad esso, aveva incrementato gli studi sul calcolo delle probabilità. Egli aveva constatato che la pratica della scommessa non si fermava solo al gioco in sé, ma che per l’uomo si poteva estendere anche a questioni riguardanti la vita. Il rapporto con la trascendenza, e in modo particolare con il Dio della fede cristiana, veniva considerato dal filosofo francese la questione cardine per l’uomo, che non poteva essere negata o semplicemente messa da parte. Nessuno infatti può eludere il problema, a tutti è richiesto di dover puntare e rischiare in questa scommessa: o esiste Dio, e noi cambiamo il nostro modo di vivere in vista della vita eterna, come ci insegna il Vangelo, e così saremo felici ora e dopo la nostra morte; oppure Dio non esiste, e allora non c’è la necessità di perdere le abitudini che ci siamo date nel momento attuale, perché non perdiamo nessuna vita eterna beata.

Dal momento che in questa scommessa le possibilità di vincita e di perdita sono uguali (sono al 50% ciascuna), è opportuno soffermarsi sulla posta in palio. «È evidente a colpo d’occhio che puntare sulla presenza di Dio è la soluzione potenzialmente più vantaggiosa, perché, credendo in Lui, abbiamo tutto da guadagnare (una vita eterna e beata) e nulla da perdere. Anzi, secondo Pascal, anche qualora Dio non esistesse, ciascuno di noi risulterebbe comunque avvantaggiato dal cambiamento del proprio modo di vivere indotto dalla fede» (p. 184). Così, se si punta sull’esistenza di Dio, il premio in palio vale di gran lunga l’azzardo.

L’argument du pari non vuole portare ad evidenza necessaria le sue affermazioni, come accade per le conclusioni di una dimostrazione, ma serve per definire una scelta, e in questo modo mantiene la sua natura logica di argomento.

Al termine del suo lavoro, l’autore presenta un’interessante riflessione sul pari di Pascal, ritenendo di poterlo considerare un argomento propedeutico alla fede, un’esortazione volta a risvegliare l’intelligenza degli incerti, degli indifferenti e degli agnostici, come pure una risposta alla presunzione degli atei. Egli afferma che la scommessa per Pascal rappresenta «un possibile “punto di innesco” del processo che conduce alla fede» (p. 254).

ROBERTO GIOVANNI TIMOSSI
Credere per scommessa. La sfida di Pascal tra matematica e fede
Bologna, Marietti 1820, 2018, 272, € 23,00.


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