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Giunto ormai agli ottant’anni, Enzo Bianchi, ispirato dalla luce della fede cristiana, si interroga sull’ineluttabilità della morte, un evento naturale a cui nessuno può sfuggire, e regala al lettore una meditazione profonda sul significato ultimo della nostra esistenza. «Resto convinto, dopo tutta una vita certamente molto travagliata e non aliena da sofferenze, che vivere amando e accettando di essere amati sia dare all’oggi la profondità dell’eternità. Solo l’amore innesta nella nostra vita mortale l’eternità» (p. 21).
Il cuore del libro forse è racchiuso in questa frase, in cui l’autore ribadisce che l’amore è l’unico antidoto in grado di vincere il buio, la paura e la solitudine che attanagliano l’uomo di fronte al pensiero dell’ignoto e della morte. L’amore vissuto e donato da Cristo per l’umanità ha vinto la morte e ha diradato le tenebre; per questo l’unica porta che possa aprirci al segreto dell’aldilà è il cammino dell’amore: dobbiamo cercare di amare fino alla fine e accettare con umiltà di essere amati, come Gesù Cristo, che è la vita eterna, ci ha insegnato.
Una riflessione delicata, dai toni quasi lirici, che ci sprona a ricercare l’eternità e piccoli frammenti d’infinito già ora, come viandanti pellegrini qui su questa terra. Parlare della morte, per il fondatore della comunità monastica di Bose, significa parlare di Dio, perché di entrambi non si ha conoscenza tangibile, ma interrogarsi sul mistero ci rende consapevoli di quanto sia prezioso vivere in pienezza, senza sprecare il tempo che ci è dato in dono e senza la bramosa tentazione di una fuga mundi.
Le stagioni si avvicendano nel ciclo vitale della natura e anche la nostra esistenza partecipa in piena armonia al fluire del mondo: come accade per un fiore o per un albero, così per l’uomo un giorno arriverà la sua ora e in polvere ritornerà. «Non si deve dunque rinunciare al presente e guardare solo al futuro con febbrile attesa, ma coltivare, preparare il futuro nel presente» (p. 37).
E lungo il cammino ci è dato l’esempio dell’unico testimone meraviglioso, Gesù, che ci ha preceduto, incontrando in vita la sofferenza e poi la morte sulla croce. Lui prima di noi ha sperimentato l’oscurità, ha toccato con mano il dolore e la solitudine sua e degli altri: «Ma anche per Gesù il dolore, la sofferenza e la morte sono stati un enigma, un faticoso enigma» (p. 54).
La passione e la morte di Gesù abbracciano allora tutta la nostra umanità fragile, tutto il nostro limite di fronte alle peripezie e ai turbamenti che agitano le nostre esistenze. L’invocazione «Dio mio, Dio mio, perché mi hai abbandonato?» è lo stesso nostro grido di fronte al dolore insensato, le nostre stesse lacrime di disperazione e la nostra richiesta di aiuto nella preghiera per affrontare tutta la fatica del vivere.
L’autore, guidato da una profonda spiritualità, ci sorprende con delle parole commoventi: «No, sono convinto che Dio non si compiace del nostro dolore, non desidera che noi glielo offriamo; piuttosto guarda al nostro dolore con compassione, soffrendo con noi e mandando a noi il suo Spirito perché ci consoli, ci renda capaci di sperare e di amare la vita, non di desiderare la morte» (p. 75). Se, da un lato, l’uomo non ha risposte di fronte al dolore e alla sofferenza terrene, dall’altro l’amore che diventa dono e comunione non è mai insensato, ma è l’unico balsamo di salvezza capace di generare vita e seminare speranza: «Si può vincere la morte, non permetterle di essere l’ultima parola amando fino all’estremo gli altri, e questo è già un inizio di vita eterna» (p. 107).
La conclusione del libro è un messaggio universale che racchiude una promessa e una grande verità ed è un invito ad abbandonarsi con fiducia alla vita, per lasciarsi continuamente sorprendere dal Mistero e dall’amore che tutto crea: «E a chi fa fatica a trovare senso nella vita sento di dire che se la vita ha un senso è perché lo si può trovare nelle vite degli altri, quando mi prendo cura di loro, quando mi dedico o combatto per una causa giusta, quando so dire non solo “io” ma “tu e io”, “noi insieme”» (p. 145).
ENZO BIANCHI
Cosa c’è di là. Inno alla vita
Bologna, il Mulino, 2022, 152, € 15,00.