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Il 1° marzo 2012, a Montreux, all’età di 68 anni, improvvisamente ci lasciava Lucio Dalla, cantautore bolognese, musicista, artista eclettico, sempre alla ricerca di nuovi e differenti punti di vista sulla realtà da esprimere e comunicare attraverso la sua musica.
Se Fabrizio De André si è concentrato sugli ultimi, i randagi, gli esclusi e le minoranze, se Francesco Guccini ha indagato la realtà attraverso il dubbio esistenziale, Dalla ha scelto di dialogare e musicare la propria curiosità poliedrica, generata da intuizioni e suggestioni inattese: è «un Dalla che ha rapporti con la politica, con la Chiesa, e che conosce per nome tutti i senzatetto delle città. È ancora un Dalla affascinato dal mondo dello sport (calcio e basket) e delle automobili, che canterà campioni come Nuvolari e Senna».
Questo suo particolare approccio all’esistenza è già presente in una delle sue prime canzoni, autobiografica, intitolata «Lucio dove vai?» (1971) – Lucio dove vai? / Sempre in giro a cercare per le strade – che rivela l’attenzione del musicista nei confronti delle tante umanità differenti che si presentano lungo le vie che percorre.
Canta, infatti, i sopraffatti (i rematori di «Itaca»), o i giovani, nella tensione tra un destino determinato e un futuro aperto («Anna e Marco»), le gesta delle nuove imprese mitiche dell’era del motore (Nuvolari, in «Mille Miglia»), e le storie impossibili, come «Tania Delcirco» che, sebbene abbia un testo, è un brano solo strumentale, un grande omaggio al jazz, passione di Dalla, con la nota finale: Cantatela voi.
L’orizzonte del mare
Lo spirito infinito di Dalla, nella ricerca delle storie da cantare, nelle emozioni da rappresentare, si specchia con l’archetipo simbolico del mare, che spesso accoglie o delimita le vicende dei suoi personaggi.
Già nell’incipit della celebre «4-3-1943», scritta da Paola Pallottino insieme a Dalla e portata al successo dal Festival di Sanremo del 1971, nel quale si posizionò terza, si canta: Dice che era un bell’uomo / e veniva, veniva dal mare…