La corrosione è il risultato della corruzione, che scava la persona fino a intaccare la capacità di governarsi e governare, si radica in «un atteggiamento del cuore riferito ad un tesoro che lo seduce, lo tranquillizza e lo inganna». È questa una delle principali tesi che emerge dall’intervista di V. Alberti al card. Peter Turkson, prefetto del Dicastero per il Servizio dello Sviluppo Umano Integrale, sul tema della corruzione nella società e nella Chiesa.
Persona, società, criminalità e bellezza sono i capitoli di questo volume, pensato come una sorta di percorso pedagogico, scritto con uno stile scorrevole e limpido. I toni, invece, sono forti ed emergono qua e là in controluce: «Il corrotto non chiede perdono. […] Il corrotto vive una vita doppia: lusinghiero fuori, logoro dentro. […] Non si pone il problema del giusto o dell’ingiusto».
Poi c’è la corruzione politica, che altera in modo molto grave la democrazia. Su questo secondo livello il card. Turkson suggerisce di «tenere presente e vivo il problema, mantenerlo all’ordine del giorno, dibatterne, approfondirlo quanto più possibile: che se ne parli, lo si denunci, si spieghi cosa significa corrompere ed essere corrotti, ricevere pareri dalle persone. La dottrina sociale della Chiesa è molto chiara sulla corruzione politica: “La corruzione distorce alla radice il ruolo delle istituzioni rappresentative, perché le usa come terreno di scambio politico tra richieste clientelari e prestazioni dei governanti”».
Le domande sono incalzanti. Alberti si spinge fino a quelle più spinose: la corruzione nella Chiesa, il rapporto tra la corruzione e la criminalità, il significato della scomunica ai mafiosi.
È il terzo capitolo, quello sulla criminalità, ad avere suscitato perplessità nel mondo giuridico. Esso infatti presenta la corruzione che nasce come accordo tra due parti ed è difficile da definire e delimitare. Ma nel volume il cardinale approfondisce la radice spirituale della corruzione, non quella giuridica.
Infine c’è un raggio di luce: se la corruzione si alimenta nel buio e cresce nel male, occorre combatterla nella luce e attraverso il bene che possono operare l’arte, la formazione e la testimonianza degli onesti. Come provocazione, Alberti chiede al lettore di contemplare il Giudizio universale dipinto da Michelangelo nella Cappella Sistina. La conversione culturale, che rende bello uscire dalla corruzione, passa attraverso la via pulchritudinis, che «è ricerca della giustizia nella misericordia. È tutta qui la difficoltà – aggiunge Turkson –, che però è una grande sfida contro la globalizzazione dell’indifferenza e la cultura dello scarto».
Un ultimo dettaglio. Al termine del libro si chiede al cardinale una formula per riconoscere e contrastare la corruzione. Turkson risponde: «“Sia il vostro parlare sì, sì; no, no; il di più viene dal maligno”. Più di questo non serve […]. Esercitiamoci in questo e guardiamo dentro noi stessi, oltre noi stessi».
Questo libro offre al lettore gli elementi necessari per fare un serio esame di coscienza personale e sociale. La prefazione del Papa al volume ne certifica il valore.
PETER K. A. TURKSON – VITTORIO V. ALBERTI
Corrosione. Combattere la corruzione nella chiesa e nella società
Milano, Rizzoli, 2017, 224, € 18,00.