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L’autore, Manfred Spitzer, è un noto medico psichiatra tedesco, che attualmente dirige la Clinica psichiatrica e il Centro per le neuroscienze dell’Università di Ulm. Il volume osserva e analizza, in 10 capitoli, la «malattia numero uno» del terzo millennio, la solitudine, basandosi su ricerche scientifiche recenti.
Nel primo capitolo – «Megatrend e malattia» – l’autore introduce la solitudine come una malattia della nostra società che colpisce non soltanto gli anziani: sempre più giovani vivono come individui soli. Questo trend influisce su tanti settori della nostra vita, e alla fine anche sulla nostra salute fisica e mentale. Come mai?
Perché «la solitudine fa male», nel senso proprio della parola, spiega l’autore nel secondo capitolo. La ricerca neurobiologica è riuscita a dimostrare che nel cervello umano il medesimo modulo cerebrale è responsabile di segnalare sia la solitudine sia il dolore; perciò esiste una sovrapposizione fra questi due sentimenti.
Il terzo capitolo, dedicato al «Contagio sociale», mette in rilievo l’aspetto emotivo e le conseguenze comportamentali della solitudine. Essenziale, per il contagio, è la percezione della solitudine come un isolamento sociale che si può trasmettere anche ad altri tramite le reti sociali della persona.
Un altro punto, che viene preso in considerazione nel quarto capitolo, è che «la solitudine provoca stress», che però può essere ridotto dalle relazioni interpersonali. Si descrive inoltre come l’esperienza dell’abbandono da parte dei genitori nella prima infanzia – e, quindi, la sensazione di solitudine – abbia conseguenze notevoli per lo sviluppo del cervello. Anche nella vita lavorativa c’è uno stretto collegamento fra stress e salute: i lavoratori che ricevono raramente o mai un sostegno da parte del proprio datore di lavoro e si sentono spesso soli e stressati manifestano per lo più problemi di salute.
Nel quinto capitolo si pone la domanda: «insieme online?», e vengono illustrati, sulla base di diversi studi, gli effetti negativi dei social media. Dal trascorrere ore nel mondo virtuale provengono conseguenze negative sulla felicità e sulla soddisfazione nella vita.
Nel sesto capitolo l’autore afferma che «la solitudine fa ammalare» e favorisce anche alcuni disturbi psichici, come depressione, dipendenze ecc. A loro volta, queste malattie psichiche provocano la solitudine.
Nel settimo capitolo Spitzer si chiede quale sia la relazione fra solitudine e mortalità. La risposta è: «La solitudine è la causa di morte numero uno». Quello che si avvertiva già decenni fa a proposito dei bambini negli orfanotrofi, vale anche per gli adulti e gli anziani: «L’isolamento sociale oggettivo e la solitudine soggettiva aumentano la mortalità». Ma entrambi i fattori possono essere evitati, e perciò devono essere ripensati.
La vita in coppia come risorsa per una vita più sana e lunga è l’aspetto centrale dell’ottavo capitolo. Ma non tutte le relazioni sono sane e hanno un effetto positivo sulla salute. In una coppia, sono di solito le donne che vivono la relazione in modo più intenso e che soffrono di più in un rapporto non felice. Nel caso di una separazione o un divorzio, l’effetto negativo sulla salute di tutte le persone coinvolte non è da sottovalutare.
«Che fare?» è il titolo del nono capitolo, in cui l’autore si chiede perché non si combattano di più la solitudine e l’isolamento sociale, pur conoscendone le ripercussioni su morbilità e mortalità. La ricetta è dare e aiutare, combinata con queste tre attività: fare musica, cantare e ballare.
Nell’ultimo capitolo Spitzer mostra come ogni tanto – ad esempio, dopo una giornata di intensa attività – possiamo sentire il bisogno di stare un po’ da soli per ricollegarci con noi stessi e discernere le nostre emozioni. Questo si realizza molto bene a contatto con la natura.
MANFRED SPITZER
Connessi e isolati. Un’epidemia silenziosa
Milano, Corbaccio, 2018, 294, € 19,90.