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«Ogni storia è storia contemporanea», era solito dire Benedetto Croce, e si tratta di parole che ben si adattano a questo libro di Giuseppe Matulli, accademico e politico, due volte deputato, sottosegretario alla Pubblica Istruzione nei Governi Amato e Ciampi.
D’altronde, molte ragioni di questo volume stanno nel suo sottotitolo Quando la politica credeva nell’Europa e nella democrazia, che si potrebbe anche rovesciare in «Quando la democrazia e l’Europa credevano nella politica». Ovvero, ciò che l’autore si propone non è tanto un’analisi della quarantennale parabola umana e politica dello statista trentino – riguardo alla quale, da De Rosa a Scoppola e da Pombeni a Craveri, è a disposizione una vasta bibliografia, messa a base della narrazione di Matulli –, ma piuttosto una riflessione sul De Gasperi sempre antico, nel tentativo di far emergere il De Gasperi sempre nuovo. In questo senso, dopo 12 densi capitoli di biografia degasperiana, è l’ultimo – «De Gasperi e il XXI secolo» – a porsi come possibile lente di lettura per tutti gli altri.
È una lettura che si potrebbe modulare a partire da una citazione di don Luigi Sturzo – «Non è da tutti saper fare della politica, ma di coloro che ne sono dotati. Come ogni arte, anche la politica ha i suoi grandi artefici e i suoi artigiani. Naturalmente vi saranno anche i mestieranti. Il pubblico sceglie i suoi beniamini anche fra i mestieranti» (p. 342) –, attraverso la quale l’autore prende atto dell’attuale trionfo dei mestieranti, divenuto realtà in un presente senza passione per le istituzioni, senza senso della mediazione e del limite in politica.
Ma la si potrebbe modulare anche rileggendo otto famosi interventi degasperiani – opportunamente riportati in appendice –, nei quali l’Italia non è mai pensata al di fuori di un orizzonte che si chiama «Europa». È un filone fecondo, che dal celebre discorso del 10 agosto 1946 alla Conferenza di pace di Parigi si sposta verso il tema della formazione di una classe dirigente nel discorso I presupposti storici e ideali della Dc, del 1° agosto 1949: «Il partito è scuola e formazione, […] è organizzazione democratica e periferica, […] è addestramento delle volontà protese verso l’attuazione di un programma di rinnovamento ideale» (p. 394).
De Gasperi pone senza mezzi termini l’alternativa secca tra Europa e non-Europa nel discorso L’integrazione europea per un futuro di pace e di progresso, del 15 novembre 1950: «Quale mito dobbiamo dare alla nostra gioventù […], se non questo sforzo verso l’unione? Volete il mito della dittatura, il mito della forza, il mito della propria bandiera? Ma noi, allora, creeremmo di nuovo quel conflitto che porta fatalmente alla guerra» (pp. 403 s). Pone l’alternativa tra futuro e passato nel discorso L’occasione che passa, del 10 dicembre 1951: «Se questa speranza di collaborazione fra i popoli fallisse, ricordatevi che i dittatori […] a un certo punto rappresentano la reazione contro queste delusioni, rappresentano quasi la forza di salvataggio a cui istintivamente ciascuno si rivolge, isolandosi e ripiegandosi su se stesso» (p. 406).
Il libro di Matulli non è solo una miniera di citazioni, ma è anche una bussola. Perché, in tempi di desertificazione dei canali di formazione, a emergere è l’uomo del progetto, della visione, del realismo basato sull’etica, della concretezza opposta a ogni visione ideologica. E la conclusione, che l’autore non enuncia ma lascia formulare al lettore, è che uomini come De Gasperi possono ancora ispirare la tensione etico-politica dei nostri giorni.
GIUSEPPE MATULLI
Alcide De Gasperi. Quando la politica credeva nell’Europa e nella democrazia
Firenze, Clichy, 2018, 456, € 18,00.