Una lunga corrispondenza da Gerusalemme della Civiltà Cattolica e l’intervista contemporanea del cardinale Matteo Zuppi al Fatto Quotidiano hanno presentato tutti i pregi della chiarezza e della coerenza nel ridare forza e attualità al punto di vista della Chiesa cattolica sulla “guerra mondiale a pezzi”. Hanno creato, nondimeno, uno sfondo interessante per tentare interpretazioni dell’escalation interna all’Italia fra la Presidenza della Repubblica e il governo Meloni. Una crisi politico-istituzionale non ancora spiegata del tutto.
La rivista dei gesuiti (organo ufficioso della Segreteria di Stato vaticana) e il presidente della CEI – inviato speciale del Papa sul fronte russo-ucraino – marciano verso mete distinte: la prima contro Israele a Gaza, il secondo con un nuovo e forte appello per un cessate il fuoco fra Mosca e Kiev. Ma entrambi finiscono per colpire frontalmente il neo-bellicismo globale: quello che – secondo il segretario generale uscente della Nato, Jens Stoltenberg – sta preparando un decennio almeno di nuova guerra fredda fra “Occidente euramericano” e “Cina & Russia”, con il “Sud globale” nel mezzo. Con tutti i contraccolpi politico-economici prevedibili e temibili: primo fra tutti un sostanziale arresto della transizione verde a favore di un nuovo boom di spese militari. E poi: ondate di povertà vecchie e nuove, legate alla “militarizzazione” delle risorse e del loro commercio internazionale. […]