Si è conclusa la prima tappa del viaggio africano di papa Francesco. Certamente una buona notizia per il presidente congolese Félix Antoine Tshilombo Tshisekedi che ieri, allo stadio di Kinshasa, ha vissuto un quarto d’ora a dir poco difficile, quando il papa ha detto “basta corruzione” e l’enorme folla di giovani lo ha guardato, seduto in tribuna d’onore, dicendogli “ascolta con attenzione”.

Nel viaggio africano di Francesco non c’è posto per gli stereotipi: né eurocentrici, per cui l’Africa sarebbe una discarica di materie prime da sfruttare, né terzomondisti, per cui le colpe del disastro africano sarebbero tutte occidentali. Piuttosto c’è la chiamata agli africani ad essere protagonisti del loro futuro e agli europei ad uscire dalla cultura della fortezza assediata: priva di forza lavoro e di materie prime la fortezza europea dove può andare da sola? Il diffuso disinteresse per il viaggio di Francesco forse si spiega così.

Proprio in queste ore su La Civiltà Cattolica padre Etienne Perrot, scrivendo di Europa, ha ricordato che Habermas ha detto che “nella modernità culturale, la ragione viene privata della propria esigenza di validità e assimilata a mero potere”. Sta qui la spiegazione del grande disinteresse per il viaggio africano di papa Francesco? Sta cioè nella sicurezza europea del proprio controllo del potere? […]

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Perché il viaggio africano di Francesco non ci interessa?