La maggioranza dei musulmani in Italia e in Europa partecipa alle radici della tradizione islamica integrandola armoniosamente con l’identità culturale occidentale e italiana. Certo molti non sono osservanti, principalmente a causa dei processi di secolarizzazione che riducono la sensibilità religiosa e la pratica rituale, ma ciò non può consentirci di dimenticare che i musulmani in Europa sono oltre il 5% della popolazione: più di 25 milioni di persone e oltre 2 milioni di concittadini in Italia. Secolarizzazione, immigrazione, radicalismo: ognuno di questi termini ha un lato oscuro che mette in crisi il valore di una civiltà. […]

Nel 2019 “La Civiltà cattolica” ha pubblicato un articolo di Giovanni Sale nel quale scriveva: «Dal punto di vista concettuale, l’islamofobia riduce la religione a etnia, così che l’elemento religioso viene utilizzato come un fattore identitario-discriminatorio, mentre la realtà della presenza islamica in Europa è, per sua natura, plurale sotto il profilo etnico-religioso. (…) Per uscire da questo circolo vizioso, ostile all’accoglienza e all’integrazione degli immigrati, non resta che combattere la cultura che è alla base dell’islamofobia, il che può essere fatto in particolare chiamando in causa sia le istituzioni pubbliche – le quali hanno l’obbligo di promulgare leggi giuste, cioè capaci di tenere insieme i valori dell’accoglienza e quelli della sicurezza – sia la società civile, inclusa la Chiesa».

A distanza di 5 anni da questa saggia analisi fa eco la dichiarazione del segretario generale delle Nazioni Unite Antonio Guterres che poche settimane fa ha dichiarato solidarietà ai musulmani per la perversa campagna di odio che vuole giustificare l’errore di associare alcune forme recenti di bigottismo con una millenaria tradizione spirituale iscritta nel monoteismo abramico: https://media.un.org/en/asset/k1v/k1v0r1kuof  […]

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