Ufficialmente è dai tempi di una famosa affermazione di Bill Clinton, ma in realtà è da molto prima di allora, che i fatti politici, il consenso o dissenso politico, vengono valutati soltanto in base a un parametro: “Tutto dipende dall’economia, stupidi…”. Eppure, commentando con la consueta puntualità gli importantissimi accadimenti iraniani, la sollevazione in corso dallo scorso settembre, padre Giovanni Sale sul nuovo numero de La Civiltà Cattolica che sarà pubblicato sabato prossimo, scrive: “Le richieste dei manifestanti delle insurrezioni del 2022 non sono direttamente di carattere economico, anche se questo aspetto ha spinto molte persone a scendere in piazza. I manifestanti non chiedono un maggior benessere – sebbene l’inflazione sia salita al 50% e la maggior parte dei giovani siano disoccupati –, ma la fine del regime teocratico degli ayatollah o, come molti studenti hanno dichiarato, di poter «vivere in un Paese normale», dove le elezioni siano libere e le istituzioni dello Stato democratiche”. La misoginia del regime, che pretende di imporre il non precetto islamico del velo alle donne ha dunque innescato un movimento che coinvolge non solo loro, ma i giovani, i cittadini, i diseredati, la borghesia.

La forza di questa chiarezza comunicativa non intende mettere in dubbio soltanto i nostri parametri valutativi, le nostre certezze, ma anche contribuire a comprendere che questa protesta senza leadership riconosciuta ha in questo fatto la sua forza e la sua debolezza […]

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