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Il carattere ormai chiaramente globale e frammentato della realtà cattolica fa sì che le situazioni che riguardano le vocazioni al celibato consacrato (diocesano o religioso) siano molto diverse. L’Asia e l’Africa hanno una crescita lenta ma costante, mentre le vocazioni continuano a diminuire nell’emisfero settentrionale e, in modo quasi analogo, in America Latina. I vescovi, come pure i superiori di Ordini religiosi, scrivono lettere per sensibilizzare ulteriormente sulla questione. Dappertutto si parla di impegnarsi maggiormente nella promozione delle vocazioni. Ma il problema è davvero un problema di comunicazione? Cercheremo di offrire alcuni elementi di risposta a questa domanda, spinti dalla convinzione che la situazione richiede un’analisi approfondita delle realtà sociali ed ecclesiali.
Lo faremo prestando particolare attenzione al caso della Compagnia di Gesù. Dopotutto, essa forse può rappresentare un modello significativo, essendo presente quasi ovunque nel mondo ed essendo il principale Ordine religioso maschile cattolico. Detto questo, essa è anche l’Ordine che ha conosciuto la più forte diminuzione dal 1965 a oggi, in quanto i gesuiti sono passati da 36.038 a quella data (il numero più alto nella loro storia) a 14.893 nel 2020. Altri Ordini o Congregazioni godono di una migliore situazione vocazionale. I carmelitani scalzi, ad esempio, nel 2019 contavano lo stesso numero di religiosi del 1965, ossia 4.000. La Chiesa cattolica dipende in modo rilevante, per la sua vita ordinaria, dai suoi ministri consacrati e anche dai suoi religiosi e religiose, che negli ultimi secoli hanno così fortemente contribuito allo sviluppo della missione e delle opere cattoliche nel mondo. Come comprendere il declino delle vocazioni, almeno nelle terre di antica tradizione cattolica?
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OLD AND NEW FACES OF THE QUESTION OF VOCATIONS
The now clearly global and fragmented character of the Catholic reality means that situations concerning vocations are very diverse. Bishops and superiors of religious Orders have written and continue to write letters on this subject. Everywhere there is talk of a greater commitment to the promotion of vocations; but, is the problem really one of communication? Addressing the issue of consecrated vocations in the Catholic Church presupposes a rigorous analysis of present-day societies at the demographic, sociological and cultural levels. It also induces us to ask ourselves radical questions of a theological and ecclesiological nature, which concern the Church’s conception of itself. This probably involves discovering a new way of proposing vocation in its radicality and evangelical freshness.