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La poesia di G. M. Hopkins è un «piccolo pacco d’esplosivo ad alto potenziale» (A. Bertolucci).
Ecco alcune domande che si levano dalla sua opera: A che cosa serve la bellezza mortale? Come salvare la bellezza dallo svanire lontano? L’uomo è in attesa di un compimento e vive del desiderio che la primavera pervada l’essere, rendendo giustizia al suo destino, che è dayspring, alba, momento iniziale e sorgivo del giorno, promessa di pienezza.
Per chi è toccato dalla Grazia, la bellezza è sempre un filo di Arianna che permette di giungere alla freschezza più cara che vive in fondo alle cose. Il principio primo della poesia hopkinsiana è che ogni bellezza, anche quella mortale, appartiene a Cristo.