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Cultura e società

UN SAPORE DI RUGGINE E OSSA

Virgilio Fantuzzi

17 Novembre 2012

Quaderno 3898

FILM

a cura di V. FANTUZZI

UN SAPORE DI RUGGINE E OSSA (Francia, 2012). Regista: JACQUES AUDIARD. Interpreti principali: M. Cotillard, M. Schoenaerts, A. Verdure, C. Sallette, C. Masiero, B. Lanners, J.-M. Correia.

Non è facile vivere ai margini della società opulenta. Quando sopraggiunge la crisi, le persone più esposte sono chiamate a pagare il prezzo più alto. C’è chi è disposto a qualsiasi abiezione pur di riuscire a sopravvivere. Altri si espongono a gravi pericoli, rischiano di rompersi le ossa, di finire su una sedia a rotelle. Un sapore di ruggine e ossa, il film che Jacques Audiard ha presentato al festival di Cannes 2012, parla di questo.

Alì (Matthias Schoenaerts) e Stéphanie (Marion Cotillard): un amore irto di tanti ostacoli da risultare praticamente impossibile anche se, come si sa, la speranza è sempre l’ultima a morire.

Alì è un uomo tutto muscoli in viaggio da Nord verso Sud. Un po’ a piedi, un po’ in autostop, un po’ in treno. Porta con sé un figlioletto di cinque anni, Sam (Armand Verdure), che sballotta qua e là come se fosse un pacco ingombrante. Non ha né cervello, né cuore. Giunge ad Antibes, dove trova rifugio presso sua sorella, Anna (Corinne Masiero), che se la cava un po’ meglio di lui. Fa la cassiera in un supermercato.

Stéfhanie, bella e sicura di sé, si esibisce in numeri acrobatici con le orche (enormi mammiferi marini) in un parco di attrazioni acquatiche. Le piace essere ammirata dagli uomini. Guarda un po’ tutti dall’alto in basso.

Il primo incontro tra i due è segnato dalla presenza del sangue. Lei è rimasta ferita nel corso di una rissa scoppiata nella discoteca dove Alì è stato assunto come buttafuori. Lei è sola. Lui la riaccompagna a casa. Nulla di speciale. La loro storia potrebbe finire qui.

Splendente nel sole del Mezzogiorno, Stéphanie allarga le braccia per eseguire il suo numero. Vista controluce, tra lo schiumeggiare dell’acqua dove guizzano i mostri ai quali ordina di saltare, può sembrare una dea che comanda alla natura e la domina. Un cenno che arriva troppo presto, un’occhiata lanciata troppo tardi e, in un attimo, il mondo le si rovescia addosso. L’orca esce dal bacino e investe l’incauta domatrice. La dea cade in frantumi come una statua incrinata. Le gambe ridotte a due moncherini. La sua vita legata per sempre a una sedia a rotelle. Dalla luce del gioco con le orche la bella Naiade precipita nel buio più fitto.

Seguendo a sua volta un percorso in discesa, Alì si lascia coinvolgere in incontri clandestini di boxe a mani nude, dove ogni colpo è permesso e dove egli rischia di rimanere sfigurato e perfino di morire per pochi soldi.

I due si incontrano per la seconda volta vicino alla spiaggia. Lui non si accorge nemmeno che lei è sulla sedia a rotelle. «Vuoi fare il bagno?». Lei si sente presa in giro, ma non è così. L’incoscienza di lui non si arrende davanti a nessun ostacolo. La solleva come se fosse un fuscello e se la carica sulle spalle poderose. Eccoli nuotare tutti e due nelle acque del Mediterraneo.

Quello che fa lui potrebbe sembrare un gesto di pietà. Ma Alì non sa cosa sia la pietà. Lo fa e basta. Con la stessa incoscienza umilia Stéphanie, mettendosi a corteggiare sotto i suoi occhi la prima ragazza che gli capita a tiro. Lei si vendica quando, invitata ad assistere a un incontro di boxe clandestina, invece di trattenerlo, sembra incitarlo a esporsi ai colpi più micidiali.

Non tutto però va per il peggio. Sotto lo sguardo di Alì, incapace di nutrire sentimenti umani, Stéphanie impara a non vergognarsi della sua mutilazione. Al suono di una musica ritmata ripete con le braccia e con le mani i gesti del suo numero da circo. Al di là del vetro dell’acquario, l’orca che le ha spezzato le gambe sembra rispondere: «Non l’ho fatto apposta. Perdonami. Non sono come te… Prendimi come sono».

È necessario che Alì compia altre sciocchezze e subisca altri colpi dolorosi prima che si veda apparire, dentro di lui, qualcosa di veramente umano. Con la sua abituale incoscienza provoca il licenziamento della sorella e poi fugge, verso Nord, lasciandole il bambino. Pensa di rifarsi una vita con la boxe, quella vera.

Il cognato lo va a trovare con Sam. Padre e figlio hanno a disposizione un pomeriggio per giocare sulla neve. La superficie di un lago gelato li tradisce. Sam cade in una buca. Alì riesce a estrarlo rompendo a pugni la lastra di ghiaccio. Si frattura le ossa delle dita. Sam è tra la vita e la morte. I medici riescono a salvarlo. Alì è sconvolto. Sthéphanie lo chiama al telefono. L’uomo scoppia in lacrime e, tra i singhiozzi, riesce a dire alla donna quello che lei da tanto tempo avrebbe voluto sentire: «Ti amo».

Non è disponibile la versione digitale di questo articolo, è possibile leggerlo solo nella versione cartacea o e-book


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UN SAPORE DI RUGGINE E OSSA

Virgilio Fantuzzi

Già scrittore de "La Civiltà Cattolica" (1937 - 2019).


17 Novembre 2012

Quaderno 3898

  • pag. 423
  • Anno 2012
  • Volume IV

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