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Premiato con la Caméra d’or come migliore opera prima al festival di Cannes 2015, Un mondo fragile è un film che si impone, oltre che per la forza del contenuto, per l’elevata qualità dello stile.
Il giovane regista colombiano César Augusto Acevedo parla delle dure condizioni in cui vivono i contadini della terra nella quale egli stesso è nato e cresciuto: la Valle del Cauca. La monocultura della canna da zucchero, imposta dalle multinazionali, ha cancellato le fattorie di un tempo, ha fatto morire il bestiame, ha costretto gli uomini, per sopravvivere, a trasferirsi nelle baraccopoli che assediano le grandi città. La cenere copre la terra. Il fumo divora i polmoni. Eppure c’è chi è disposto a morire piuttosto che abbandonare quel pezzo di terra, sul quale è nato e cresciuto, ora diventato un luogo inospitale.