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A cinque anni di distanza dalle vicende delle cosiddette «primavere arabe» la questione del rapporto tra islam e democrazia, o meglio della possibilità di condividere a livello globale valori comuni in merito alla democrazia sostanziale e alla tutela dei diritti, è ancora uno dei temi più scottanti del nostro tempo.
In questo articolo non si tratta di teorie, verosimilmente già datate (come quella del cosiddetto «scontro di civiltà»), ma di posizioni aperte al confronto (come la teoria cosiddetta «realista-gradualista» e quella «ottimista-comunitaria»), che sembrano, soprattutto oggi nel nuovo contesto internazionale, ancora interessanti e di attualità.