Il 20 gennaio 2025 Donald J. Trump verrà insediato come 47° presidente degli Stati Uniti d’America. Com’è prescritto dalla Costituzione statunitense, pronuncerà la formula rituale del giuramento nelle mani del presidente della Corte Suprema, John Roberts, dopo di che si rivolgerà alla nazione. La cerimonia avrà luogo sul lato ovest del Campidoglio, sede delle inaugurazioni presidenziali dal 1989. Un luogo ricco di un ambiguo simbolismo: se è vero infatti che il suo stesso nome, Capitol Hill, e la sua architettura evocano l’eredità classica della Repubblica romana e si affacciano sui memoriali degli statisti statunitensi George Washington e Abraham Lincoln, d’altra parte oggi quel luogo è anche noto in tutto il mondo come la cornice dei disordini del 6 gennaio 2021.
Trump si è assicurato l’elezione il 5 novembre 2024, diventando così il primo presidente degli Stati Uniti, dopo Grover Cleveland (1885-1889 e 1893-1897), a ricoprire due mandati non consecutivi. Questa vittoria elettorale rafforza il suo predominio sul partito repubblicano, ma allo stesso tempo conferma la relativa instabilità della politica statunitense, in cui nessuno dei due partiti riesce a mantenere il controllo a lungo termine sulla Casa Bianca.
Mentre si approssima il 250° anniversario dell’indipendenza dall’Inghilterra, che giungerà nel 2026, gli Stati Uniti sembrano aver nuovamente abbracciato un sentimento anti-incumbent (ossia, la tendenza a punire i governi uscenti, ritenuti inefficienti), che rivela uno spirito di profonda insoddisfazione per lo status quo, con poche garanzie che il 2028 o il 2032 saranno diversi. Ciò solleva interrogativi non solo sulla politica interna degli Usa, ma anche sul loro ruolo globale.
Le elezioni in cifre
Tecnicamente, Trump non ha vinto le elezioni a novembre, perché, come molti Paesi, gli Stati Uniti non eleggono direttamente il capo del loro governo. Piuttosto, egli è stato eletto dal Collegio elettorale il 17 dicembre. Ma nella competizione di novembre ha conquistato 31 Stati, e ciò gli ha garantito 312 voti nel Collegio elettorale contro i 226 di Kamala Harris. Anche se il presidente non viene eletto direttamente dal voto popolare nazionale, Trump ha ottenuto circa 77 milioni di voti rispetto ai 74,6 milioni di Harris, poco meno del 50% rispetto al 48,3% di Harris.
Gli Stati Uniti rimangono profondamente divisi: l’interpretazione dei risultati elettorali subirà prevedibilmente forti contestazioni e non sarà facile governare dopo un’elezione così divisiva. Il risultato ottenuto da Trump nel Collegio elettorale è stato simile ai 304 voti che aveva ottenuto nel 2016 e ai 306 di Biden nel 2020,
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