Nel 2024 per la prima volta una donna asiatica, sudcoreana, è stata insignita del premio Nobel per la letteratura. Si tratta di Han Kang, classe 1970, figlia d’arte dello scrittore Han Seung-won. L’Accademia svedese le riconosce l’ambìto premio «per la sua intensa prosa poetica che affronta i traumi storici ed espone la fragilità della vita umana». «Han Kang – si legge nella motivazione – ha una consapevolezza unica delle connessioni tra corpo e anima, i vivi e i morti, e nel suo stile poetico e sperimentale è diventata un’innovatrice nella prosa contemporanea».
La scelta ha destato sorpresa, perché si tratta di un’autrice relativamente giovane e con una produzione contenuta: appena una ventina di titoli, tra poesia, alcuni racconti, otto romanzi e un paio di saggi. D’altra parte, è una delle poche volte che il riconoscimento viene attribuito a una scrittrice che si esprime in una lingua che non appartiene all’occidente europeo. Prima di Han Kang bisogna risalire al cinese Mo Yan nel 2012, al giapponese Kenzaburo Oe nel 1994, all’egiziano Naghib Mahfuz nel 1988 e ancora al giapponese Yasunari Kawabata nel 1968.
Nata il 27 novembre 1970 nella città di Gwangju, Kang a nove anni si trasferisce con la famiglia a Seul, dove studia letteratura coreana e ora da vari anni insegna scrittura creativa. Il Nobel è stato preceduto da altri prestigiosi riconoscimenti internazionali, tra cui il Man Booker International Prize nel 2016 per La vegetariana, e il premio Malaparte nel 2017 per Atti umani.
Ad oggi i testi di Han disponibili in Italia sono cinque: Convalescenza[1], che raccoglie due novelle (la prima dà il titolo alla silloge, ma è la seconda – del 2000 – a essere più nota: Il frutto della mia donna). Seguono La vegetariana[2] (pubblicato in Corea nel 2007), L’ora di greco[3] (pubblicato in Corea nel 2011), Atti umani[4] (pubblicato in Corea nel 2014). Non dico addio[5] (pubblicato in Corea nel 2021) è uscito in Italia nel novembre 2024, circa un mese dopo l’assegnazione del Nobel. La lontananza culturale, oltre che geografica, è segnata anche dal fatto che i primi tre testi pubblicati per i tipi dell’italiana Adelphi (La vegetariana, Atti umani e Convalescenza) sono stati tradotti dall’inglese da Milena Zemira Ciccimarra, e solo gli ultimi due (Atti umani e Non dico addio) direttamente dal coreano da Lia Iovenitti, con la revisione di Ciccimarra. Rimane tutta da scoprire la
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