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ABSTRACT – Il teologo gesuita Erich Przywara pronunciò nel 1940 (e pubblicò nel 1956) una conferenza in occasione dei 400 anni dalla morte di Ignazio di Loyola. In essa si descrive la situazione culturale, ecclesiale e politica dell’epoca di Lutero e di Ignazio. Ne ripubblichiamo il testo integrale.
Per «teologumeno» si intende la comprensione teologica della parola di Dio e il modo di incarnarla. Przywara illustra il «teologumeno spagnolo», cioè l’ambiente religioso e teologico della Spagna e la sua specifica missione nei confronti dell’Europa. Egli parte da diverse tensioni e immagini simboliche che riflettono il tentativo di esprimere la parola di Dio nella cultura: nella teologia, nella politica, nell’arte e nella letteratura. Questo «teologumeno» della Spagna di sant’Ignazio appare in contrasto con il «teologumeno» della Germania di Lutero. Si tratta di due concezioni del mondo che determinano un modo diverso di reagire davanti ai conflitti e alle tensioni. Per Przywara, il contrasto tra queste due concezioni del mondo non si dà come opposizione, bensì come una prossimità estrema: infatti, sia Lutero sia Ignazio di Loyola ebbero conflitti con la Chiesa e apparvero come sospetti agli occhi dell’Inquisizione. Ma i loro cammini si separarono nel modo di affrontare questa situazione comune.
Tuttavia la biforcazione dei cammini non significò un reciproco isolamento. Ignazio indica una maniera di risolvere le tensioni in generale e, in particolare, questa tensione, quando nelle istruzioni date ai primi gesuiti richiede, riguardo alla Riforma, che «coloro che possono essere utili agli eretici, siano caratterizzati da un grande amore verso di loro e li stimino davvero molto, allontanando da sé tutti i pensieri che possano in qualche modo diminuire il loro apprezzamento degli stessi». Dal lato della Riforma troviamo, allo stesso modo, una risposta simile, quando Leibniz mantiene stretti rapporti con i gesuiti.
Sebbene né la Germania né la Spagna conoscano la soluzione da dare alle tensioni religiose, la prima finisce per proporre un’immagine di uomo nel «Faust» di Goethe e nel «Superuomo» di Nietzsche, mentre la seconda giunge a identificarsi con «Don Chisciotte», «vano e pazzo», ma che infine, negli ultimi istanti di vita, in un momento di lucidità lascia che nella sua esistenza sia Dio a dire l’ultima parola. E questa è la forma più profonda del «teologumeno». L’«io» di Lutero si aggrappa alla ricerca della verità per non sprofondare nei flutti burrascosi; l’«io» di Ignazio si sacrifica nel servizio di una Chiesa ferita e che tocca il fondo per arrivare proprio lì dove si trovano la sua base e il suo fondamento (José L. Narvaja S.I.).
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FAUST AND DON QUIXOTE. The «German and Spanish theologoumenon»
Ignatius of Loyola and Luther lived during an era characterised by crisis for the Church. The problems they encountered and the vicissitudes of their lives appear very similar. However, the cultural contexts influenced the responses they each gave to overcome these ecclesial crisis. The Author here describes the internal and external tensions of these two contexts. While the Spanish experience is characterized by a «theologoumenon» –that is, a way of culturally incarnating faith and theological reflection – in which, like that of Don Quixote, the last word in the human sphere belongs to God, the «theologoumenon» of the German context is characterized by an image of man who claims, such as Goethe’s «Faust», to have last word.